Il flop dei vari progetti centristi, fino al Terzo Polo, ci costringe a riflettere sul reale senso delle parole che definiscono le categorie politiche
Pur senza voler sopravvalutare i personaggi coinvolti, il tracollo del progetto di fusione tra Azione e Italia Viva sollecita delle riflessioni che vanno al di là dei partiti. Le stesse categorie politiche che incorniciano i ragionamenti generali vanno riviste. Oltre all’ormai certificata inesistenza di un “centro” nello scenario italiano, anche le definizioni di “riformismo” e “liberalismo” non vanno più prese per scontate.
Del termine “riformista” si è abusato per molto tempo. Soprattutto all’interno del Pd, è stato usato come sinonimo di “centrismo”, in contrapposizione all’ala sinistra che, secondo i suoi detrattori, sarebbe ancorata ai retaggi del passato. Non casualmente, si è chiamata “Base Riformista” la corrente degli ex renziani che hanno scelto di rimanere nel Pd dopo la scissione di Matteo Renzi. Ancora più indicativa è stata la reazione alla vittoria di Elly Schlein alle primarie: “Il Pd riformista è finito”, ha commentato lo stesso Renzi, sempre molto interessato alle vicende del suo ex partito.
Eppure, l’idea di puntare a riforme più o meno profonde dello status quo è parte integrante del DNA della sinistra storica. Certo, ritrovarne le tracce oggi, in piena crisi di idee, non è semplicissimo, ma la contrapposizione tra la destra conservatrice e la sinistra che mira al cambiamento sociale non si può appallottolare e gettare nel cestino, tantomeno oggi che il progetto di Giorgia Meloni consiste nel creare un nuovo partito conservatore, assorbendo Lega e Forza Italia.
Altrettanto equivoco è l’uso che viene comunemente fatto dell’etichetta “liberal”, che ormai sta bene su tutto, come i jeans e il prezzemolo. A furia di utilizzarla, si è svuotata di significato, al punto che è veramente difficile imbattersi in qualcuno che la respinga, da destra a sinistra. Eppure, uno spazio politico per questa corrente di pensiero ci sarebbe, eccome: nell’attuale maggioranza che strizza l’occhio ai regimi autoritari e ama mettere divieti (dai rave alla gpa), un autentico spirito “liberal” potrebbe rappresentare una tessera importante del puzzle, dando inoltre ossigeno a Forza Italia anche per il post-Berlusconi.
Le idee camminano sulle gambe delle persone. Certamente, non saranno le plurime sigle di movimenti e partitini che sgomitano per un posto al centro a incarnare questi valori che possono trovare spazio solo come componenti della nuova contrapposizione tra (centro)destra e (centro)sinistra. A patto di intendersi bene sul significato delle parole.