A causa dell’aumento dei rincari il Nord industriale sta andando incontro ad una situazione di grave crisi: “40 miliardi, così non reggiamo”.
Continua l’emergenza rincari, e i suoi effetti si fanno sentire specialmente sulle piccole imprese. Tutta l’Europa sta assistendo all’aumento dei prezzi di carburante, bollette e delle materie prime. Le Regioni e le organizzazioni confindustriali al Nord lanciano un allarme.
Al Nord, zona in cui si trovano la maggior parte delle principali industrie italiane, gli aumenti rischiano di superare i 40 miliardi. Si tratta di una situazione che rischia di mettere «a repentaglio la sicurezza e la tenuta sociale nazionali».
I rappresentanti di Confindustria hanno denunciato la situazione. «La situazione ha carattere di straordinarietà e urgenza indifferibile perché è impossibile mantenere la produzione con un tale differenziale di costo rispetto ad altri Paesi (Ue e extra Ue) nostri competitor, che va a colpire non solo le imprese esportatrici dirette, ma anche tutta la filiera produttiva, con un effetto pesantemente negativo soprattutto sulle piccole e medie imprese».
Il grido d’allarme continua: «È chiaro ormai che ogni risorsa deve essere destinata prioritariamente a questa emergenza». I titolari delle imprese chiedono aiuto e chiedono il tetto sui prezzi. Le industrie «non possono attendere un giorno di più».
Le richieste dei presidenti di Confindustria
In tutta questa situazione i presidenti di Confindustria chiedono l’applicazione delle misure di emergenza per cercare – per quanto possibile – di contenere il problema. Tra le richieste, quella del tetto al prezzo del gas (europeo o nazionale), la sospensione del meccanismo europeo che sancisce l’obbligo di acquisto di quote Ets a carico delle imprese.
E ancora la riforma del mercato elettrico con la separazione del meccanismo di formazione del prezzo dell’elettricità da quello del gas e infine la destinazione di una quota nazionale di produzione da fonti rinnovabili a costo amministrato all’industria manifatturiera.