La “rivolta sociale” contro il governo Meloni e la manovra del governo: ecco cosa potrebbe succedere prima dello sciopero del 29 novembre.
Le dichiarazioni del segretario Cgil Maurizio Landini hanno infiammato il dibattito politico, aprendo uno scontro diretto con Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni. A margine dell’assemblea generale della Cgil, tenutasi a Milano, Landini ha affermato: “Credo sia arrivato il momento di una vera e propria rivolta sociale. Avanti così non si può più andare”, parole che hanno rapidamente attirato critiche da parte della maggioranza di governo.
“Rivolta sociale” contro il governo Meloni
La presa di posizione di Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, non si è fatta attendere: in una nota ha infatti accusato Landini di “incitare alla rivolta sociale, integrando così gli estremi di un reato”, riporta FanPage.it.
Foti ha aggiunto che Landini dovrebbe fare attenzione a lanciare simili appelli, perché rischia di “perdere la faccia”. Ha poi ironizzato sulle recenti dichiarazioni di Landini, affermando che il sindacalista “cerca di scimmiottare i milioni di americani che col voto la rivoluzione l’hanno fatta davvero”.
Lo sciopero generale e la protesta contro la legge di bilancio
L’annuncio dello sciopero generale, programmato per il 29 novembre e sostenuto da Cgil e Uil, si basa su un malcontento crescente nei confronti della manovra economica.
La convocazione del governo per discutere sulla legge di bilancio è stata ritenuta tardiva dai sindacati, che accusano il governo di aver agito “a cose fatte”, senza ascoltare le istanze dei lavoratori.
Tuttavia, il terzo sindacato confederale, Cisl, ha deciso di non partecipare allo sciopero, dichiarandosi invece soddisfatto di buona parte delle misure.
Una “battaglia democratica” che punta ai referendum del 2025
Landini ha definito la mobilitazione come “l’inizio di una battaglia democratica”, spiegando che l’obiettivo è più ampio del semplice cambiamento della legge di bilancio. Il segretario Cgil ha annunciato infatti che il sindacato punta a “migliorare il Paese” attraverso l’uso dei referendum.
Tra aprile e giugno 2025, gli italiani potrebbero infatti votare su quattro quesiti contro il lavoro precario e il Jobs Act, raccolti con oltre un milione di firme ciascuno.
“Le persone possono, attraverso il loro voto, decidere di cambiare il loro futuro e il loro destino”, ha dichiarato Landini, invitando alla partecipazione democratica.
Tuttavia, Foti ha nuovamente risposto: “Capiamo che oggi Landini debba tentare di fare il rivoluzionario in Italia per cercare di scimmiottare i milioni di americani che col voto la rivoluzione l’hanno fatta davvero. Dopo l’aumento del suo stipendio di quasi trecento euro al mese alla faccia dei suoi appelli al salario minimo, è rimasto da solo a credere ai suoi esilaranti proclami di insurrezione”.