Robert Pattinson da dolce vampiro a ragazzo mentalmente disturbato in The Rover il 28 agosto al cinema.
Molti critici l’hanno definito il ruolo che finalmente ha dato una svolta alla sua carriera. Robert Pattinson a New York ha presentato il suo ultimo film, “The Rover”, insieme al suo coprotagonista Guy Pearce ed entrambi sono stati ospiti dello show mattutino “Good Morning America”.
L’ex Edward di “Twilight” sembra essersi ormai lasciato alle spalle la saga sui vampiri che l’ha reso famoso sul grande schermo, cimentandosi adesso con pellicole decisamente più impegnate e con registi di una certa fama.
L’Australia si presta bene a rappresentare un mondo post apocalittico. Lo ha dimostrato su tutti Mad Max, chiaro punto di riferimento di David Michôd per The Rover. Un deserto che sembra venire da un altro mondo, un mondo in cui sono passati dieci anni dal misterioso “collasso”, che ha reso quelle terre un nuovo far west senza legge e con scorribande continue di mercenari senza meta precisa.
Senza spiegare bene cosa sia accaduto il regista riesce a rappresentare uno stato di ansia generalizzata che avvolge tutto il film, rendendolo credibilmente contemporaneo più che futuristico. Lo sviluppo tecnologico e industriale è arrivato a un punto di non ritorno e sono le materie prime, come le miniere australiane, a rappresentare una nuova corsa all’oro da parte di persone di tutto il mondo. Un Klondike senza speranza e futuro, ma con rassegnata disperazione.
Il furto della macchina del protagonista, Guy Pearce, l’ultima cosa rimastagli, scatena la sua caccia febbrile ai tre responsabili. Lungo la strada incontrerà un ragazzo ferito, con problemi mentali, che diventerà un improbabile compagno di viaggio. Un ruolo per Robert Pattinson che ricorda, chissà se con la stessa funzione nella carriera, quello di Brad Pitt ne L’esercito delle dodici scimmie.
Il regno animale con i suoi istinti domina questi lunghi rettilinei desertici interrotti giusto da qualche baracca mezza diroccata o diner asiatici, senza monopolio legale della violenza. Tutti si portano appresso ferite non rimarginate, spesso in senso letterale, che raccontano di una sopravvivenza fatta di istinto, di nervi, in cui si muore per una scusa qualsiasi e ci si imbambola a guardare intontiti un orizzonte lontano e primordiale.
The Rover è un film on the road in cui la strada non porta da nessuna parte, in un circuito chiuso e privo di senso razionale così come le vite di chi la percorre. Secco e polveroso, lobotomizzato e rotto da improvvise rasoiate di violenza visiva e uditiva, il film non è particolarmente originale nella vicenda, ma ha una sua impronta stilistica sincopata che cattura, proponendo il solito eccellente Guy Pearce, ma anche un Robert Pattinson che questa volta convince anche per i risultati, oltre che per le intenzioni, nel suo lodevole sforzo di allontanarsi dall’immagine di icona teen.