“Le espressioni di razzismo non hanno posto nell’Unione europea”: così Borrell commenta i numerosi episodi di roghi del libro sacro nel Nord Europa.
Sono mesi ormai che diversi esponenti dell’estrema destra di Paesi nordeuropei si rendono protagonisti di manifestazioni in cui copie del Corano vengono bruciate in segno di protesta contro fenomeni come l’immigrazione. Se, a loro dire, si tratta di libertà di espressione, arriva invece ora la condanna da parte dell’Ue, che giudica tali avvenimenti come offensivi e come sintomo di intolleranza.
La condanna dell’Ue ai roghi del Corano
E’ Josep Borrell, l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, a parlare: “La profanazione del Corano, o di qualsiasi altro libro considerato santo è offensiva, irrispettosa e una chiara provocazione” ha dichiarato. E poi ha aggiunto, più lapidariamente: “Le espressioni di razzismo, xenofobia e relativa intolleranza non hanno posto nell’Unione europea“.
Le sue parole fanno riferimento ai numerosi episodi che hanno interessato in particolare Svezia e Danimarca, dai primi mesi del 2023. I primi roghi del Corano sono stati organizzati a febbraio, a Stoccolma, ma in quei casi la polizia era intervenuta per bloccare le manifestazioni. Tuttavia, i manifestanti avevano fatto ricorso e il tribunale amministrativo aveva dato loro ragione: secondo la giustizia, non recavano eccessivo pericolo.
Le reazioni dei Paesi musulmani e di Svezia e Danimarca
Diverse copie del libro sacro musulmano sono dunque state bruciate realmente nei mesi successivi, le ultime davanti alle ambasciate turca ed egiziana a Copenaghen. I governi di Arabia Saudita, Giordania, Kuwait, Iraq e Turchia hanno da subito denunciato i fatti come “atti oltraggiosi”, ed hanno messo a rischio i rapporti diplomatici, espellendo diversi ambasciatori. Erdogan ha persino deciso di porre il veto alla Svezia per il suo ingresso nella Nato.
Dal canto loro, i governi svedese e danese non hanno preso una posizione netta: si sono infatti soffermati sulla libertà di espressione garantita dalle loro legislazioni, che sarebbe alla base di tali manifestazioni. A tal proposito, Borrell ha commentato: “Continuiamo a difendere la libertà di religione o di credo e la libertà di espressione, all’estero e in patri; ma non tutto ciò che è legale è etico“.
Molto vicino all’opinione di Papa Francesco su questi avvenimenti, l’Alto rappresentante Ue ha anche detto: “Questi atti commessi da singoli provocatori avvantaggiano solo coloro che vogliono dividere noi e le nostre società”, sostenendo che il rispetto delle diversità – anche religiose – è uno dei valori cardine dell’Unione europea.