Roma, domanda shock sulla razza in un questionario sui DSA
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Direttore: Alessandro Plateroti

“Di che razza sei?”. È bufera per la domanda su un questionario di una scuola romana

bambini scuola

I genitori hanno trovato la domanda in un test per individuare i disturbi specifici dell’apprendimento.

Ai genitori degli alunni della scuola elementare Borsi-Saffi di Roma è stato chiesto di compilare un questionario per identificare nei figli eventuali disturbi specifici dell’apprendimento. All’interno del test, tuttavia, una domanda ha fatto scalpore: “Di che razza è il bambino?“. Il preside della scuola ha tentato di arginare il problema: “Nessun intento discriminatorio, si tratta di questioni standard“.

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C’è divisione sul termine utilizzato

Il test è il “Questionario sul comportamento del bambino“, ed è stato distribuito lunedì scorso ai genitori delle classi di seconda elementare della scuola. Si tratta di un test standard, usato per individuare eventuali disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), come dislessia o disgrafia. Sono stati forniti in modo gratuito da Centro Clinico Marco Aurelio di Roma.

I genitori si sono divisi sull’uso della parola “razza”. Alcuni hanno espresso le loro obiezioni e hanno chiesto di riformulare la domanda. Altri, invece, ritengono che la terminologia scientifica non possa essere considerata razzista, come una madre intervistata dal Corriere della Sera.

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Il “Child Behavior Checklist” di Achenbach

Il Child Behavior Checklist for Ages 6 – 18, è stato creato da Thomas M. Achenbach, professore di psichiatria e psicologia all’Università del Vermont. Ha fondato l’Aseba Research Center for Children, Youth and Families, un’organizzazione no-profit.

Il questionario è stato pubblicato per la prima volta nel 2001 ed è ora utilizzato in tutto il mondo. La versione originale include la sezione per il gruppo etnico o la razza del bambino, termini che nell’aggiornamento del questionario sono stati sostituiti.

Una scelta del tutto “tecnica”

Infatti Giuseppe Romano, psicologo del Centro Marco Aurelio, lo conferma. “Nell’aggiornamento la voce ora è nazionalità. La scelta di usare il vecchio modello è puramente tecnica e semplicemente non ho pensato al termine, proprio perché in buona fede“.

Il preside della scuola commenta: “È il secondo anno che diamo l’opportunità alle famiglie di fare questo test e nessuno si è mai lamentato. Anzi abbiamo sempre avuto riscontri positivi. Non c’è alcun intento discriminatorio“. Infine afferma: “Per i bambini è un’opportunità. Basta entrare nelle nostre aule per capire il livello di inclusività di questa scuola“.

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ultimo aggiornamento: 25 Maggio 2023 10:48

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