Analisi dettagliata della performance dell’Italia nella Rugby World Cup e le prospettive future del rugby italiano.
A Lione, l’Italia chiude il suo capitolo nella Rugby World Cup. Dopo due anni di guida, l’allenatore Kieran Crowley cede il posto a Gonzalo Quesada. La pesante sconfitta per 60-7 inflitta dalla Francia non solo segna la fine del torneo per l’Italia, ma anche un momento di riflessione sul percorso della squadra azzurra.
La Francia: una squadra inarrestabile
Con il semaforo verde, la Francia ha dimostrato di essere una squadra di livello superiore. Nonostante l’assenza di Dupont, giocatori come Lucu e Penaud hanno brillato, mettendo costantemente in difficoltà la difesa italiana. Gli errori nel placcaggio sono stati numerosi, e solo Brex sembrava resistere, prima di cedere anch’esso. Bielle-Biarrey, con una giocata magistrale, ha eluso tre difensori italiani, mostrando la superiorità tecnica della squadra francese.
La crisi della leadership e la battaglia persa
Sotto di 31-0, la mischia italiana ha mostrato segni di cedimento. La Francia ha sfruttato ogni debolezza, mettendo in luce una disciplina carente e un gioco a terra imbarazzante da parte dell’Italia. La reazione del capitano Lamaro, sostituito dopo solo 4 minuti nella ripresa, sottolinea una leadership in crisi. La terza linea, dominata da Alldritt, Ollivon e Jelonch, è stata persa da tempo. Le mete di Jalibert, Mauvaka e Moefana hanno amplificato il divario, mentre il coro francese risuonava potente dagli spalti.
L’Italia conclude il Mondiale con due vittorie, ma le pesanti sconfitte contro All Blacks e Francia lasciano l’amaro in bocca. La squadra azzurra, nonostante alcuni momenti di brillantezza, deve ancora lavorare molto per avvicinarsi ai “big” del rugby mondiale. Questo torneo potrebbe servire come punto di riflessione per la federazione e per i giocatori, sottolineando l’importanza di investire nel futuro del rugby italiano, sia a livello giovanile che professionistico.
Il percorso dell’Italia nella Rugby World Cup ha avuto alti e bassi. Con un nuovo allenatore e una visione rinnovata, l’Italia ha l’opportunità di ricostruire e rafforzare la sua presenza nel rugby mondiale.
