Il Cremlino: “Non accetteremo un price cap al petrolio e vi informeremo come verrà organizzato il lavoro una volta conclusa la valutazione”.
Il tetto al prezzo del petrolio russo introdotto dal G7 che entrerà in vigore da lunedì significa, di fatto, la ridefinizione dei principi del libero mercato. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov dichiara che Mosca non accetterà il price cap. La proposto era stata fatta a settembre, e adesso in accordo con il G7 e l’Australia sembra essere decisivo.
No al price cap
Secondo quanto deciso dall’Unione europea in accordo con il G7 e l’Australia, il 5 dicembre dovrebbe entrare in vigore il tetto al prezzo del petrolio russo, fissando una soglia di 60 dollari a barile per ridurre le entrate della Russia. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov dichiara che Mosca non accetterà il price cap.
“Stiamo valutando la situazione. Sono stati fatti certi preparativi per questo tetto. Non accetteremo un price cap e vi informeremo come verrà organizzato il lavoro una volta conclusa la valutazione”, ha detto Peskov, annunciando anche che Putin visiterà il Donbass in data da destinarsi.
Il price cap impedirà di fatto ai Paesi di pagare più di 60 dollari per le esportazioni della Russia, ridefinendo i principi del libero mercato. In particolare, sarà vietato alle compagnie di fornire servizi di trasporto e l’assicurazione del petrolio russo oltre il tetto stabilito per limitare le entrate a Mosca.
“Passi come questo inevitabilmente si ripercuoteranno in una maggiore incertezza e in costi più alti, per i consumatori, per le materie prime. E d’ora in poi, nessun Paese sarà immune all’introduzione di price cap di ogni tipo sulle sue esportazioni”, afferma l’ambasciata russa.