La Russia utilizza un missile termobarico su Kursk in risposta all’avanzata ucraina. Analisi degli effetti devastanti e dei rischi.
La tensione tra Russia e Ucraina ha raggiunto nuovi picchi con l’utilizzo di un missile termobarico da parte delle forze russe nella regione di Kursk. Durante la notte, un Su-34 russo ha sganciato una bomba termobarica Odab-500, colpendo obiettivi ucraini nelle vicinanze della città di Sudzha.
Secondo Mosca, questa azione è stata una risposta necessaria alla minaccia che l’avanzata ucraina rappresentava per la centrale nucleare di Kursk, un’infrastruttura critica per la sicurezza energetica della Russia.
La Russia risponde con un missile termobarico: impatti e rischi
Le armi termobariche, conosciute anche come “bombe a vuoto”, sono progettate per causare danni estesi grazie al loro funzionamento in due fasi. Una prima esplosione rilascia una nube di aerosol esplosivo, seguita da una seconda detonazione che innesca una potente esplosione alimentata dall’ossigeno atmosferico.
Questo processo genera una pressione devastante, capace di distruggere edifici e infliggere gravi lesioni a chi si trova nel raggio d’azione. La Russia ha giustificato l’utilizzo di tale arma affermando che la sicurezza della centrale nucleare era in grave pericolo.
Conseguenze per la centrale nucleare di Kursk
L’uso di un’arma così distruttiva nelle vicinanze di una centrale nucleare ha sollevato serie preoccupazioni sulla sicurezza dell’impianto. La centrale di Kursk è uno degli impianti nucleari più importanti della Russia e un eventuale incidente potrebbe avere conseguenze catastrofiche.
Tuttavia, le autorità russe hanno prontamente rassicurato la popolazione locale, affermando che non ci sono stati danni alla centrale e che i livelli di radiazione sono sotto controllo.
L’agenzia russa per la sicurezza nucleare, Fmba, ha condotto oltre 60 rilevazioni nella regione per monitorare i livelli di radiazione gamma.
I risultati hanno mostrato che non vi è alcun rischio immediato di contaminazione radioattiva, con i valori registrati che rientrano nei limiti del fondo naturale. Nonostante queste rassicurazioni, la comunità internazionale rimane in allerta, preoccupata per le possibili conseguenze a lungo termine dell’intensificarsi del conflitto.