Russia, termina la mobilitazione parziale con 300mila riservisti

Russia, termina la mobilitazione parziale con 300mila riservisti

La mobilitazione parziale annunciata il 30 luglio in Russia si è conclusa con la chiamata alle armi di circa 300mila riservisti.

In seguito alla decisione degli Stati Uniti e della Germania di fornire carri armati di fabbricazione tedesca Leopard in Ucraina, si è acceso il riserbo della Russia. Secondo quanto appreso, la chiamata alle armi dei 300.000 riservisti, prevista per la mobilitazione parziale, si è conclusa.

La conquista del villaggio ucraino

Dal Cremlino è giunta la notizia della conquista del villaggio di Krasnopillia, nella regione di Donetsk. A sostegno di questa affermazione le immagini del ministero della Difesa russo che mostrano i carri armati di Mosca che fanno irruzione nella zona in questione. Da parte di Kiev comunque non è ancora arrivata conferma della conquista.

Il ministro della Difesa della Russia ha inoltre annunciato che Mosca prenderà provvedimenti in merito al gesto compiuto da Stati Uniti e Ucraina. Ancora una volta la Russia punta il dito contro l’occidente, accusandolo di essere promotore della guerra nel fornire armamenti al Paese nemico.

Berlino ha invece iniziato a inviare invece sistemi missilistici Patriot da installare lungo il confine tra Polonia e Ucraina. In questo modo è possibile attuare una protezione maggiore dai sistemi missilistici aerei. Il colonnello tedesco Joerg Sievers è intervenuto dichiarando: “Siamo felici di poter offrire questo sistema ai polacchi per rafforzare la protezione sul confine. Non siamo le uniche forze di difesa a terra, anche gli inglesi e gli americani sono sul terreno. Ora ci uniremo a loro per garantire che lo spazio aereo della NATO, le infrastrutture e la popolazione della Polonia siano al sicuro”.

“I Paesi europei che contribuiscono direttamente o indirettamente a inondare l’Ucraina di armi, ne sono responsabili, e a pagare per questo pseudo-sostegno sarà il popolo ucraino”. Sono queste le dichiarazioni del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.