Riprende l’iter del ddl sul salario minimo in commissione lavoro del Senato.
Dopo mesi di stop riprende la discussione della Commissione Lavoro del Senato relativa al salario minimo. Il ddl dell’ex ministra Catalfo riconosce nei contratti una retribuzione complessiva non inferiore a 9 euro l’ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali. Questo tema su cui l’Italia si trova molto in ritardo rispetto al resto dell’Europa è fortemente sostenuto da partiti extraparlamentari ma questo ddl è voluto molto anche dai 5 stelle.
Aumentare gli stipendi è ancora più necessario oggi con l’aumento del costo della vita e l’inflazione in crescita. Consentire ai lavoratori una giusta e più equa retribuzione per far fronte alle spese in crescita è un obbligo del governo.
I tempi di approvazione del provvedimento potrebbero essere abbastanza stretti ma c’è l’ostacolo di Lega e Forza Italia che potrebbero rallentare l’esame.
Gli ostacoli per l’approvazione del provvedimento
Ma l’urgenza di questo intervento a difesa dei salari è più importante per i 5 stelle. “Seppur con delle differenze interne alla maggioranza riteniamo che sia un tema urgente e che si debba arrivare nel più breve tempo possibile alla definizione di un salario minimo e al rafforzamento della contrattazione collettiva”, dicono Nunzia Catalfo, Iunio Valerio Romano, Barbara Guidolin e Sergio Romagnoli.
Per il ministro del Lavoro Orlando del Pd però non è così facile “portare a casa” il salario minimo. Orlando sottolinea gli ostacoli del provvedimento che arrivano sia dalla maggioranza che dai contrasti tra sindacati e Confinustria. “Un accordo tra le parti sociali aiuterebbe molto anche un accordo di carattere politico, proprio per questo abbiamo avanzato un’ipotesi che non è quella di un ‘salario legale minimo’, cosa che spero potrà arrivare quando ci saranno maggioranze omogenee, ma proposto l’idea di utilizzare i contratti comparativamente e maggiormente rappresentativi come parametro per definire il salario minimo dei singoli settori”.