Saluto romano, per la Cassazione non è reato “se c’è commemorazione”

Saluto romano, per la Cassazione non è reato “se c’è commemorazione”

Il Procuratore Generale della Cassazione chiarisce quando il saluto romano costituisce reato secondo la legge Mancino.

Il saluto romano, spesso associato al fascismo, è al centro di un dibattito giuridico in Italia dopo quanto accaduto durante la commemorazione di Acca Larentia. A riguardo, si è espresso il Procuratore Generale della Cassazione, Pietro Gaeta, affermando che tale gesto rientra nel perimetro punitivo della legge Mancino quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico.

Saluto fascista: cosa prevede la Legge Mancino

Durante l’udienza davanti alle Sezioni Unite della Suprema Corte, l’avvocato generale della Cassazione Pietro Gaeta ha dichiarato: “Il saluto fascista rientra nel perimetro punitivo della ‘legge Mancino’ quando realizza un pericolo concreto per l’ordine pubblico”.

La legge Mancino citata questa mattina, in particolare, punisce quindi le ideologie discriminatorie e il saluto romano può essere considerato reato se esiste un rischio effettivo per la sicurezza pubblica. Il Procuratore Generale ha chiesto di confermare la sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha condannato alcuni esponenti di estrema destra per aver eseguito il gesto fascista durante una commemorazione.

Gaeta ha inoltre criticato le “sentenze a macchia di leopardo”, in cui lo stesso gruppo viene condannato da un tribunale e assolto da un altro, sottolineando la necessità di una giurisprudenza uniforme.

Il caso di Acca Larentia

Il Procuratore ha fatto riferimento al caso di Acca Larentia, sottolineando la differenza tra un evento con migliaia di persone e un piccolo gruppo di nostalgici che si riunisce in maniera privata. Gaeta ha evidenziato l’importanza di distinguere tra la finalità commemorativa e il potenziale pericolo per l’ordine pubblico.

Facendo qualche passo indietro, il dibattito risale alla commemorazione avvenuta a Roma domenica 7 gennaio, per l’omaggio agli attivisti Msi – Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni – uccisi il 7 gennaio 1978 in via Acca Larentia.

Per l’occasione, dei militanti di destra si sono riuniti, come ogni anno, rendendosi protagonisti con il triplice “Presente!” e le braccia tese. I presenti hanno scandito il rituale fascista con tanto di saluto romano, suscitando una bufera di polemiche.

Argomenti