Salvataggi in mare, quali sono gli obblighi e i diritti

Salvataggi in mare, quali sono gli obblighi e i diritti

Salvataggi in mare, ecco quali sono gli obblighi e i diritti dei paesi che prestano soccorso alle imbarcazioni.

Dopo l’inizio del governo a guida Lega e Movimento Cinque Stelle, uno dei temi caldi è sicuramente quello legato alla questione migranti, con il Viminale, guidato da Matteo Salvini, che si è reso protagonista di alcuni provvedimenti che hanno diviso l’opinione pubblica italiana – e i paesi europei – tra chi sostiene le scelte del leader del Carroccio e chi invece lo accusa di un comportamento ai limiti della legalità. La polemica è tornata a infuriare dopo la decisione del ministro dell’Interno di non far sbarcare i migranti a bordo della Diciotti, la nave della Guardia Costiera italiana al momento al porto di Catania. La Procura ha aperto un’inchiesta ipotizzando il reato di detenzione illecita, ma quali sono gli obblighi e i diritti legati ai salvataggi in mare?

Soccorsi in mare: gli obblighi

La Convenzione di Amburgo obbliga tutti i paesi che affacciano sul mar Mediterraneo a svolgere un servizio di Search and Rescue (ricerca e soccorso) al largo delle proprie coste. Quando contattati da un’imbarcazione, i centri SAR del paese cui arriva l’SOS sono tenuti ad avviare la macchina dei soccorsi, una pratica spesso disattesa dai governi. L’ultimo caso è quello di Malta che non ha prestato soccorso ai migranti spingendoli verso le acque italiane.

La Convenzione europea sui Diritti dell’Uomo obbliga lo Stato che riceve l’SOS a coordinare i soccorsi organizzando lo sbarco delle persone soccorse nel porto più sicuro e vicino che può essere anche di un Paese diverso da quello che ha ricevuto l’SOS. Nella pratica: l’Italia può rispondere a una richiesta di aiuto e coordinare lo sbarco dei migranti a Malta, il porto sicuro geograficamente più vicino. Il POS – Place Of Safety – è il porto in cui possa essere garantita assistenza alle persone che vengono salvate.

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Soccorsi in mare: i diritti

Uno Stato però può decidere legittimamente di chiudere i propri porti. Gli accordi attualmente in vigore non obbligano a far approdare le navi cui hanno prestato soccorso. I governi sono tenuti a rispettare i principi della solidarietà in mareLa chiusura dei porti però è un gesto al limite tra la legalità e l’illegalità, in quanto la Convenzione Europea per i diritti dell’Uomo chiama il paese soccorritore a prestare le cure più urgenti. Impedire che una nave attracchi nei porti comporterebbe una mancata valutazione delle condizioni delle persone a bordo da parte dello staff medico. Far attraccare la nave e impedire che i passeggeri sbarchino è invece un caso destinato a scrivere nuove pagine dei manuali di giurisprudenza.

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