“Io ho 80 anni e una vita breve, non mi aspetto di poter vedere la verità sulle stragi. Per arrivarci, bisogna indagare su agenda rossa”.
“Io ho 80 anni e un’aspettativa di vita breve, non mi aspetto più di poter vedere la verità sulle stragi. Per arrivarci, però, bisognerebbe indagare sulla sparizione dell’agenda rossa: è la scatola nera della strage, eppure su quella sparizione non sono mai state condotte vere indagini. Se si arrivasse a chi ha sottratto l’agenda rossa dalla borsa di Paolo, si arriverebbe agli assassini di mio fratello”. A confidarlo all’Adnkronos, è Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, il magistrato ucciso 30 anni fa nella strage di via d’Amelio insieme agli agenti di scorta, all’indomani della sentenza del tribunale di Caltanissetta nel processo sul depistaggio delle indagini di quell’eccidio.
Le parole di Salvatore: “Paolo prima di morire diceva: ‘Quando mi uccideranno, sarà stata la mafia a farlo, ma saranno stati altri a volerlo’. Oggi forse c’è stata una parziale giustizia su quelli che hanno materialmente ucciso Paolo, anche se restano tanti punti oscuri, ma nessuno delle ‘menti raffinatissime’ che hanno voluto la sua morte, è stato neppure indagato. Siamo stati noi del movimento delle Agende rosse, a mettere insieme tutti gli spezzoni di pellicole girati in via d’Amelio il 19 luglio e identificare i movimenti delle persone presenti sul posto, a chi Arcangioli consegna la borsa dopo averla prelevata dalla macchina di Paolo. Per arrivare alla verità sulle stragi servirebbero dei pentiti di Stato, che non ci saranno mai, perché a prendere quell’agenda sono stati pezzi dello Stato”.
L’ultima sentenza di Caltanissetta
L’ultima sentenza di Caltanissetta si è conclusa con la prescrizione delle accuse per due dei tre poliziotti imputati. “La prescrizione sancisce la sconfitta della giustizia, significa che c’è voluto troppo tempo per portare avanti il processo. Ma le cose non possono che andare peggio. Oggi addirittura non si parla più di prescrizione, ma improcedibilità. Lo Stato rinuncia a rendere giustizia a chi è vittima del reato e anche a chi è accusato e non potrà più né essere dichiarato colpevole né innocente. E’ la rinuncia dello Stato a essere uno Stato di diritto e questa è sicuramente una sconfitta”, conclude Salvatore Borsellino.