Matteo Salvini verso il processo per diffamazione: il caso è nato dalla querela della comandante della Sea Watch Carola Rackete.
Nel giorno del voto del Senato sul caso della Gregoretti, la Procura di Milano ha chiuso le indagini su Matteo Salvini sul caso di diffamazione nei confronti di Carola Rackete. Stando a quanto riferito dall‘Ansa, si dovrebbe procedere con un processo per diffamazione a carico del leader della Lega.
Diffamazione, chiuse le indagini su Matteo Salvini dopo la querela di Carola Rackete
Il caso nasce dalla querela presentata da Carola Rackete, comandante della Sea Watch, che aveva accusato l’allora ministro degli Interni Matteo Salvini di diffamazione.
Nella querela si legge che le esternazioni di Salvini, “lungi dall’essere manifestazioni di un legittimo diritto di critica, sono state aggressioni gratuite e diffamatorie alla mia persona con toni minacciosi diretti e indiretti“.
Nei giorni caldi della Sea Watch, il leader del Carroccio aveva etichettato la comandante dell’imbarcazione come “sbruffoncella”, “fuorilegge”, “delinquente”. O ancora “autrice di un atto criminale”, “responsabile di un tentato omicidio” e “complice dei trafficanti di esseri umani”, oltre che “zecca comunista”. Questo tanto per citare alcune delle espressioni adottate dall’allora ministro degli Interni.
Quello di Salvini, secondo il legale della Rackete, dovrebbe essere considerato come “un puro strumento propagandistico e istigatorio […] che travolge ogni richiamo alla funzione istituzionale“.
Matteo Salvini verso il processo
Stando a quanto appreso, si dovrebbe procedere con una richiesta di rinvio a giudizio, quindi a processo, per il leader della Lega. Salvini ha venti giorni di tempo per presentare, qualora lo consideri opportuno, una memoria difensiva sul caso in questione. Starà al pm decidere se procedere con il processo o con l’archiviazione per il leader del Carroccio.