Salvini a rischio, Leoni non ha dubbi: “Viene giù tutto”

Salvini a rischio, Leoni non ha dubbi: “Viene giù tutto”

Crisi interna alla Lega: Leoni attacca Salvini e denuncia un distacco dai valori originari.

Giuseppe Leoni, architetto e cofondatore della Lega, espone senza riserve la sua posizione critica nei confronti dell’attuale leadership del partito, guidata da Matteo Salvini.

In un’intervista rilasciata a Repubblica, Leoni delinea un quadro preoccupante per il futuro del movimento, evidenziando un profondo divario tra le origini federaliste del partito e la deriva attuale, che lui descrive con termini severi: “Io sono federalista, lui è fascista. Io voglio l’autonomia, lui vuole i fascisti“.

Queste parole riflettono non solo una divergenza ideologica ma anche una preoccupazione per la perdita di identità di un partito che, secondo Leoni, si è allontanato dalle sue radici e dai suoi principi fondatori.

Matteo Salvini

Salvini: il malcontento della Lega

Il nodo centrale della tensione sembra essere la resistenza di Salvini a convocare il congresso del partito, un evento che Leoni considera cruciale per affrontare le criticità interne e rilanciare la Lega sulla scena politica italiana.

Salvini non vuole il congresso perché teme di andare a casa,” afferma Leoni, sottolineando come il segretario stia procrastinando questo momento decisivo, probabilmente per timore delle conseguenze.

L’assenza di un confronto aperto e democratico all’interno del partito sta generando malcontento e frustrazione tra gli iscritti, una situazione che, secondo l’architetto, potrebbe precipitare ulteriormente dopo le elezioni europee.

Visioni a confronto: verso il congresso?

L’intervista si conclude con una critica velata ma pungente verso alcune scelte di Salvini riguardo alle figure proposte per le elezioni europee, come il generale Vannacci, che Leoni critica aspramente: “I militari mi sono sempre stati sulle balle, soprattutto quelli del manganello“.

Questo commento sintetizza il divario percepito tra la Lega delle origini, impegnata nelle battaglie per l’autonomia e i diritti dei lavoratori, e quella attuale, percepita come sempre più lontana da quei valori.

Leoni non nasconde il suo disappunto per l’attuale direzione del partito, sottolineando come il malcontento non sia limitato al Veneto ma sia particolarmente forte anche in Lombardia, cuore economico e politico del nord Italia. “Se viene giù la Lombardia viene giù tutto,” avverte, indicando la regione come barometro della salute politica del partito.