Sul processo degli imputati accusati del delitto di Saman, si esprime il pm Gaetano Paci: “Un brutale omicidio”.
Nel corso della requisitoria contro i cinque parenti imputati per l’omicidio di Saman Abbas, tuonano parole durissime da parte del procuratore di Reggio Emilia, Gaetano Paci. “Nessun sentimento di umana pietà verso l’orrore”, denuncia il pm.
Omicidio Saman: “Una tragicità immane”
Esponendo le prove a carico degli imputati, accusati dell’omicidio di Saman Abbas – la 18enne pakistana uccisa a Novellara l’1 maggio del 2021 – il procuratore Paci ha dichiarato: “Nessuno dei protagonisti di questo processo, a cominciare dal padre, ha voluto degnare questa ragazza di una espressione di pietà, se non strumentale o capziosa”.
“Nessuno ha avuto un cedimento a un sentimento di umana pietà verso l’orrore, lo strazio che è stato compiuto a questa ragazza”, ha aggiunto, parlando di “una vicenda terribile, di una tragicità immane”.
“La semplice laconicità del capo di imputazione indica il più odioso, atroce, aberrante e malvagio delitto che ci possa essere: quello commesso dai genitori verso una figlia, con l’aiuto di altri familiari”, dice il pm facendo riferimento ai due cugini e allo zio Dannish.
Gaetano Paci chiede quindi una sentenza “che abbia un senso restitutorio dell’oltraggio alla vita che è stato compiuto con questo barbaro e brutale omicidio”.
Il pm: “Famiglia come una ‘ndrina”
Il procuratore paragona la famiglia di Saman a una ‘ndrina calabrese, quasi come un clan mafioso che segue un “sistema di valori” a cui tutti gli Abbas si attenevano. A riguardo, il pm cita delle intercettazioni dopo il delitto tra Shabbar Abbas e il figlio minore. Queste “avevano come scopo quello di mantenere solida la struttura del clan”.
Parlando del fratello minore di Saman, che di recente ha confessato tutta la verità sull’omicidio della sorella, ne ha evidenziato la “limitata capacità intellettiva data la minore età”. Lo definisce come una “figura sopravvalutata rispetto a un costrutto basato su elementi ben più granitici”.
“Stiamo parlando di un ragazzo immaturo, che aveva 16 anni, con evidenti difficoltà linguistiche e una barriera culturale enorme, anch’egli vittima di una condizione familiare oppressiva“, spiega Gaetano Paci.
Tuttavia, “la sua deposizione è servita a mettere in evidenza il ruolo della madre che dice che era rimasta a guardare, come risulta anche dalle telecamere”.