Cosa ha fatto infuriare Roberto Saviano su Sanremo 2025? Il suo attacco a Carlo Conti e le accuse di censura hanno scatenato il dibattito.
Roberto Saviano non ha digerito il Sanremo 2025 targato Carlo Conti. E si capisce. Dopo anni di Festival con monologhi su diritti civili, immigrazione e antifascismo, sembra che quest’anno il palco dell’Ariston abbia scelto la via del “sentimento leggero”. Ma davvero il mancato dibattito su temi sociali e politici rende il Festival “sovranista”?
![Roberto Saviano](https://newsmondo.it/wp-content/uploads/2023/05/GI_roberto_saviano.jpg)
Saviano contro il Festival “sovranista” di Carlo Conti
Saviano, con un video infuocato, si chiede: “Perché quest’anno nessun monologo? Perché non si parla di immigrazione e guerre? E soprattutto, come mai nessuna polemica sui cachet?”. Secondo lo scrittore, questa edizione sarebbe un “festival del silenzio imposto”, dove la mancanza di posizioni politiche nasconde una scelta chiara: non scontentare chi comanda.
Saviano elenca tre motivi per cui questo Festival sarebbe “sovranista”.
Il rifiuto di parlare di politica. Carlo Conti ha dichiarato che quest’anno Sanremo si sarebbe concentrato sulle emozioni e sull’intrattenimento.
Per Saviano, questa scelta equivale a un bavaglio: “Sanremo ha sempre parlato di sentimenti, di tradimenti, d’amore. Ma l’amore non è solo intrattenimento, è anche conflitto, denuncia”.
L’assenza di monologhi. Secondo Saviano, non invitare intellettuali e artisti a esprimere un punto di vista equivale a voler evitare il confronto. “Non scegliere significa comunque scegliere”.
L’assenza di polemiche sui cachet. “Quando l’Italia è in crisi, si parla di compensi solo se chi li prende ha una posizione politica. Se invece ti limiti a fare intrattenimento, allora sei inattaccabile”.
Sanremo senza monologhi: censura o scelta artistica?
La verità è che il Festival cambia a seconda della direzione artistica e delle sensibilità di chi lo conduce. Negli anni di Amadeus, Sanremo ha aperto le porte a temi sociali forti, dai diritti LGBTQIA+ al razzismo, passando per il femminismo e l’antifascismo.
Con Conti, si è scelto un approccio più “classico”, focalizzato sulla musica e lo spettacolo. Una scelta condivisibile? Dipende dai punti di vista.