Un tumulto sta crescendo intorno alla controversa esclusione di Roberto Saviano dalla RAI: tra tensioni interne e proteste politiche.
La recente decisione dell’Ad RAI Roberto Sergio di escludere il programma di inchieste e interviste sulla mafia “Insider“, condotto da Roberto Saviano, noto autore di “Gomorra“, ha generato un vero e proprio terremoto. La mossa ha infiammato la sinistra, ma le ondate d’urto stanno raggiungendo anche il Parlamento, trasformando il caso in un’affare di interesse politico.
Tra solidarietà e aspre critiche
In una svolta inaspettata, Marinella Soldi, presidente della RAI e rappresentante di un’area politica vicina alle opposizioni, ha preso le distanze dalla decisione della sua stessa azienda. Ha invitato a una “riflessione interna“, auspicando una soluzione che risponda agli interessi dell’azienda e dei suoi utenti. Secondo Soldi, il programma di Saviano rappresenta “un prodotto nello spirito del servizio pubblico” e si concentra su temi cruciali come la mafia e la legalità.
Sergio ha motivato l’esclusione di Saviano richiamando il codice etico della RAI, puntando sugli insulti dello scrittore a Salvini e Meloni, per i quali Saviano è attualmente a processo. Questo, tuttavia, è stato visto da Soldi come distinto dal caso di Filippo Facci, un altro personaggio escluso per i suoi commenti polemici.
Il PD si unisce alla causa
Il Partito Democratico (PD) ha amplificato il clamore intorno al caso, annunciando che presenterà un’interrogazione al Parlamento europeo. Pina Picierno, capo-delegazione del PD a Bruxelles, raccoglierà le firme anche tra gli eurodeputati di altri Paesi membri. Essa sostiene che la decisione di escludere Saviano possa essere vista come una violazione dei principi del pluralismo informativo, sollevando così interrogativi sulla libertà di stampa.
Il PD sostiene inoltre che l’esclusione di Saviano potrebbe essere vista come censura piuttosto che come rispetto del “codice etico“. Anche Sandro Ruotolo, responsabile Informazione, cultura e memoria nella segreteria del PD, ha rilanciato quest’accusa, paragonando la situazione all’editto bulgaro di Berlusconi.
Quanto tutto ciò avrà un impatto sulla situazione politica generale e sul futuro della programmazione della RAI, rimane da vedere. Tuttavia, è chiaro che il dibattito sull’importanza della libertà di stampa e sulla responsabilità dei media pubblici è solo all’inizio.