Scandalo calcio dopo il caso Bove: “Giocatore importantissimo non idoneo”

Scandalo calcio dopo il caso Bove: “Giocatore importantissimo non idoneo”

Il caso Bove e le implicazioni sulla salute dei calciatori in Serie A. I rischi cardiaci, l’uso del defibrillatore e screening.

Il caso di Edoardo Bove, centrocampista della Fiorentina colpito da un arresto cardiaco, ha riacceso i riflettori sui rischi cardiaci nello sport professionistico. Secondo un’intervista rilasciata dal medico della S.S. Lazio Ivo Pulcini al Messaggero, l’arresto potrebbe essere stato causato da una torsione di punta. Questo tipo di aritmia è associato a condizioni genetiche o a fattori scatenanti, come spiegato anche da Silvia Priori, cardiologa: «Alcune persone nascono con un’anomalia genetica che provoca il prolungamento dell’intervallo QT causando una malattia chiamata sindrome del QT lungo».

Edoardo Bove

La salute dei calciatori: il caso Bove e il defibrillatore

Pulcini ha sottolineato quanto sia importante una valutazione rigorosa per dare l’idoneità sportiva. «Se dovessero essere riscontrate aritmie, andrebbe valutato con diverse prove da sforzo, ciclo ergometro, elettrocardiogramma, TAC coronarica e risonanza magnetica-cardiaca», ha dichiarato. Inoltre, ha ricordato che per i calciatori con aritmie gravi, spesso si valuta l’uso di un defibrillatore sottocutaneo, ma che questo compromette l’idoneità agonistica in Italia, salvo in casi specifici come una commotio cordis, ovvero un evento traumatico isolato.

L’importanza dello screening genetico e della formazione medica

Come riportato dal Messaggero, Pulcini ha anche raccontato un caso emblematico del 2019: «Io visitai un giocatore importantissimo, che oggi sta andando per la maggiore e gioca in questa Serie A, ma lo ritenni non idoneo. Fu visitato in tre cliniche differenti, ma il mio no rimase fermo». Questo episodio solleva interrogativi sui criteri adottati nelle valutazioni mediche sportive e sull’importanza di test avanzati per diagnosticare condizioni potenzialmente fatali.

L’Italia, grazie alla valutazione cardiovascolare obbligatoria introdotta nel 1982, ha ridotto la mortalità improvvisa tra gli atleti del 90%. Tuttavia, esperti come Domenico Corrado, cardiologo e direttore del Centro cardiomiopatie genetiche, sostengono che lo screening genetico potrebbe migliorare ulteriormente la prevenzione. «Il test genetico ha un costo modesto e potrebbe quindi identificare precocemente la presenza di una malattia genetica che predispone a un arresto cardiaco», ha spiegato Corrado a Repubblica.

L’intervento tempestivo di Danilo Cataldi su Bove è un esempio di come la formazione in primo soccorso possa fare la differenza. Pulcini ha spiegato: «La Lazio gli ha insegnato quel primo soccorso che è patrimonio culturale di tutti i giocatori del club. Danilo ha un certificato internazionale dell’ACLS American Heart Association per soccorrere le persone in qualunque situazione di emergenza». Il tutto come riportato da open.online