Vittorio Feltri denuncia un presunto scandalo nel cinema italiano: fondi pubblici incassati da produttori che non realizzano alcun film. L’appello al ministro Giuli.
Dopo le aspre critiche contro il blocco della tangenziale di Bologna organizzato da migliaia di metalmeccanici, Vittorio Feltri torna a puntare il dito, questa volta contro il mondo del cinema italiano. In un video pubblicato su Il Giornale, il giornalista denuncia un presunto abuso dei finanziamenti pubblici destinati alla produzione cinematografica. Parole dure che sollevano un allarme e richiede l’intervento del ministro Giuli.
Scandalo finanziamenti nel cinema: il commento di Vittorio Feltri
Nel video, Vittorio Feltri esprime tutta la sua indignazione per quanto scoperto. “A tutti noi è piaciuto andare al cinema, per noi è sempre stato qualche cosa di gradevole. Però adesso abbiamo scoperto una cosa che gradevole non è“, esordisce.
Il giornalista racconta che lo Stato continua a finanziare chi “si accinge a girare un film”, ma a suo dire questi soggetti non producono nulla: “Danno a chi intraprende questa attività milioni e milioni di euro da strafo**tere e poi non producono niente“.
Dunque, denuncia un meccanismo che definisce “disgustoso“, dove i soldi pubblici vengono assegnati senza controllo e finiscono nelle mani sbagliate: “Questi soldi sono buttati via perché i produttori non producono niente. Incassano il denaro, se lo mettono in tasca e sparisce, non si sa dove va a finire, se non nelle tasche di questa gente che opera nel cinema senza fare cinema“.
L’appello al ministro Alessandro Giuli
Vittorio Feltri non si limita alla denuncia, ma si rivolge apertamente al ministro della Cultura, Alessandro Giuli: “Ci auguriamo che il ministro Giuli, che è una persona seria, intervenga in modo decisivo per far sì che si smetta con questo abuso disgustoso“. Infine, conclude: “C’è gente che lavora tutto il giorno per uno stipendio ridicolo e poi c’è gente che prende degli stipendi milionari senza fare niente, facendo finta di fare del cinema. Insomma siamo sconfortati“.
