Pagamenti extra ai medici se prescrivono solo esami giusti per il paziente in modo da snellire le liste d’attesa.
Un tentativo di velocizzare le liste d’attesa, diventate pressoché infinite a causa dei lunghi ritardi generati dalla pandemia e dalla carenza, sempre più critica, di personale. La situazione, in Veneto, non sembra essere delle migliori ed ora si cerca una soluzione.
Una chiave di volta che, però, ha subito generato uno scandalo. L’ultima pensata ricalca il precedente accordo firmato a Belluno tra l’Azienda Sanitaria Locale 1 e le principali sigle sindacali dei medici di base (la Fimmg, la Snami e la Smi) e la sia vorrebbe estendere a tutte le Asl del Veneto. Così facendo, si incentiverebbero i medici di famiglia a cercare di non prescrivere un numero spropositato di visite specialistiche.
Prescrizioni e guadagni
I criteri da seguire, se rispettati, farebbero guadagnare più soldi ai medici. Le regole sono quelle dell’appropriatezza nell’utilizzo dei codici di priorità, che paga 1 euro per ciascun assistito, nella prescrizione di esami tac e risonanza magnetica, 50 centesimi per assistito, ed infine la riduzione delle prescrizioni di specialista ambulatoriale, 0,45 ad assistito.
Il segretario della Fimmg, Maurizio Scassola, ha sottolineato che questo approccio vuole migliorare l’efficienza nella gestione delle liste d’attesa, sperando di beneficiare l’intera popolazione. L’obbiettivo è quello di prescrivere solo le prestazioni ambulatoriali necessarie ai pazienti. Già in questo momento, all’Usl Serenissima, si sta puntando sulla formazione dei medici in questo ambito.