I sindacati hanno revocato il secondo giorno di sciopero dei benzinai durato solamente 24 ore e non 48 annunciate.
Lo sciopero dei benzinai si è concluso ieri alle 19 mentre sarebbe dovuto durare fino alle 19 di questa sera 26 gennaio come annunciato dai sindacati. Nonostante i vari tentativi di mediazione del governo con il ministro Urso, i distributori avevano confermato la mobilitazione. Alla fine, Fegica e di Figisc-Anisa hanno deciso di ridurre lo sciopero da 48 a 24 ore. Secondo quanto dicono i sindacati è stata una scelta fatta per gli automobilisti e non di certo per il governo.
Assicurano che la decisione è stata presa solo “per gli automobilisti, non certo per il governo”, hanno spiegato le due sigle sostenendo che “uno degli obiettivi fondamentali, vale a dire ristabilire la verità dopo le accuse false e scomposte verso una categoria di lavoratori, è stato abbondantemente raggiunto”. “I cittadini italiani hanno capito” che il Governo, “ha incautamente scaricato sui gestori la responsabilità dell’aumento dell’accisa e li ha indicati come i veri speculatori”, ha detto presidente della Fegica. L’adesione allo sciopero è stata dell’80-90%.
Passi avanti dal governo ma ancora lontano dall’accogliere le richieste
Da parte sua il ministro Urso ha dichiarato che “È stato apprezzato l’impegno continuo del Governo a migliorare il testo del decreto legge che mantiene fisso il principio della trasparenza a beneficio sia dei consumatori che degli stessi gestori. È stata riconosciuta l’importanza dell’insediamento di un tavolo permanente per il riordino complessivo del settore”. L’incontro di ieri al ministero delle imprese ha evidenziato il persistere di molte criticità, come evidenziano le sigle, ma lo sciopero non ha più ragione di essere.
Nulla ancora è scongiurato perché si attende l’esito dell’incontro dell’8 febbraio sulla riforma del settore. I benzinai hanno avviato una serie di incontri con i gruppi parlamentari. Nel frattempo lo sciopero è stato visto come un flop dall’Angac (associazione dei gestori autonomi) secondo cui “la categoria è disarmata e delusa” e che si propone come alternativa alle tre sigle. Un flop anche secondo Assoutenti, che chiede al Governo interventi sulla trasparenza da parte delle compagnie petrolifere.