Secondo giorno consecutivo di sciopero per i tassisti di tutta Italia.
I tassisti italiani hanno scelto di scioperare ieri e oggi – lo sciopero finirà a mezzanotte – contro l’articolo 10 del Ddl Concorrenza. Ieri a Roma migliaia di tassisti hanno sfilato per le strade del centro della città. Oggi continuano le proteste e le manifestazioni. I tassisti chiedono lo stralcio dell’articolo che prevede la concorrenza sulle licenze e la revisione degli standard qualitativi. La viceministra alle infrastrutture Bellanova avvisa: “Non stralceremo l’articolo 10”.
Per i tassisti, l’articolo delegittima il settore a favore delle multinazionali, come si legge su uno degli striscioni. I tassisti si rivoltano contro Draghi colpevole, per loro di aver ceduto a Uber. I tassisti si sono diretti verso Palazzo Chigi dove ci sono stati momenti di tensione con le forze dell’ordine. Traffico bloccato e altri disagi. Taxi introvabili in tutte le maggiori città italiane.
I taxi in rivolta contro il governo
“Sono 15 anni che combattiamo per difendere il servizio pubblico che puntualmente i governi vogliono smantellare” spiegano i tassisti esasperati che chiedono che il Parlamento si assuma la responsabilità di discutere con i sindacati per migliorare il servizio. Per protesta i tassisti si sono fermati per due giorni creando vari disagi nelle città.
Ma il governo non cede e la viceministra delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili Teresa Bellanova ha ribadito che “non è intenzionato a fare lo stralcio dell’articolo 10 del Ddl Concorrenza, ma è disponibile a portare avanti il confronto per chiarire meglio e puntualizzare”. Ma ad opporsi arriva la Lega che spiega “La nostra posizione sul ddl è chiara e coerente da sempre: la riforma del trasporto pubblico non di linea non può essere fatta con una legge delega. Una riforma del settore è già stata avviata nel 2019 e siamo ancora in attesa che il governo emani i decreti attuativi. Peraltro non si comprende perché si sia inserito questo tema nel ddl Concorrenza visto che non ce lo chiede l’Ue e non è una riforma prevista dal Pnrr. Questa materia infine è fuori dalle riforme previste dal programma di governo e rischia di diventare un tema altamente divisivo”.