La scomparsa di Emanuela Orlandi: nuove super testimonianze in commissione

La scomparsa di Emanuela Orlandi: nuove super testimonianze in commissione

Nuove testimonianze emergono dalla commissione parlamentare sul caso Emanuela Orlandi, con dettagli inediti sulla scuola di musica.

Recenti audizioni davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta hanno riportato alla luce nuovi dettagli sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la giovane cittadina vaticana svanita nel nulla nel 1983. Una ex allieva dell’istituto “Tommaso Ludovico da Victoria”, frequentato anche da Emanuela, ha ricordato gli interrogatori subiti in quei giorni drammatici: “Mi vennero a prendere a Santa Severa da due mie amiche e ci interrogarono”. Questa testimonianza aggiunge ulteriori elementi a un caso ancora irrisolto, come riportato da ilfattoquotidiano.it.

Durante l’interrogatorio, le domande si concentrarono soprattutto sulla vicenda dell’Avon, un aspetto cruciale nella ricostruzione delle ultime ore di Emanuela. Prima di recarsi a lezione, Emanuela aveva raccontato alla sorella di essere stata avvicinata da una persona che le aveva proposto un lavoro per conto dell’Avon, un’occasione che potrebbe aver rappresentato l’esca per il rapimento, come riportato da ilfattoquotidiano.it.

Emanuela Orlandi – Pietro Orlandi

Il contesto della scuola di musica e i rapporti con Emanuela Orlandi

L’ex allieva ha specificato che il rapporto con Emanuela era limitato: “Non eravamo proprio amiche: lei era molto più piccola di me, lei suonava il flauto e io cantavo. L’unico posto in cui eravamo insieme era a canto corale”. Sebbene non ci fosse un legame stretto, la presenza di questa studentessa nella scuola di musica offre uno spaccato della quotidianità di Emanuela nei suoi ultimi giorni. La scuola era un punto di riferimento per Emanuela. Dove trascorreva gran parte del suo tempo e intrecciava rapporti con altri studenti, come riportato da ilfattoquotidiano.it.

Le domande su Alberto e le ricostruzioni sfumate

Un altro punto emerso durante l’audizione riguarda un ragazzo di nome Alberto, che nutriva un interesse per Emanuela. La testimone ha riferito: “Ci chiesero poi su Alberto perché sapevano che gli piaceva Emanuela ma non più di tanto”.

Tuttavia, queste attenzioni adolescenziali non sembrano avere un collegamento diretto con il rapimento, trattandosi piuttosto di normali dinamiche giovanili. “Io gli dissi che sì, gli piaceva, ma niente di che”, ha aggiunto, spiegando che si trattava di situazioni comuni all’età che non avrebbero influenzato il tragico destino di Emanuela. Il nome Alberto era stato menzionato anche da un misterioso telefonista, noto come l’Amerikano. Che aveva contattato la famiglia Orlandi dichiarando di conoscere dettagli personali della vita della ragazza, come riportato da ilfattoquotidiano.it.