La situazione al confine al nord del Kosovo con la Serbia rischia di esplodere.
Si sono riaccesi i conflitti tra Kosovo e Serbia a causa di una questione relativamente banale: le nuove targhe delle auto. Tutti i kosovari ora dovranno avere carte di identità e targhe automobilistiche omologate secondo le istituzioni di Pristina. Questo accade dopo quattordici anni dopo la dichiarazione di indipendenza del Kosovo dalla Serbia, un’indipendenza che Belgrado non ha mai riconosciuto.
Il presidente nazionalista serbo Aleskandar Vucic ha dichiarato: “I serbi del Kosovo non tollereranno altre persecuzioni. Cercheremo la pace, ma lasciatemi dire che non ci arrenderemo. La Serbia non è un paese che si può sconfiggere facilmente come lo era ai tempi di Milosevic”. Intanto Belgrado ha rinforzato le frontiere e non esclude un attacco kosovaro. Anche le forze kosovare stanno monitorando la situazione.
Si riaccendono i conflitti tra kosovari e serbi
In questo scenario interviene anche la Russia con la portavoce degli esteri Zakharova che inneggia al fallimento europeo dicendo che “Pristina sa che i serbi non rimarranno indifferenti quando si tratta di un attacco diretto alle loro libertà e si prepareranno a uno scenario militare“. Le autorità del Kosovo hanno chiuso valichi di confine con la Serbia per i blocchi stradali dei kosovari serbi che protestano contro le leggi del governo.
Alla frontiera centinaia di persone kosovare di etnia serba hanno parcheggiato camion e altri mezzi vicino ai due principali passaggi di confine tra i due paesi. La Nato ha spinto il primo ministro del Kosovo Albin Kurti, di etnia albanese, a decidere di rimandare l’entrata in vigore delle nuove regole. Il premier ha anche accusato i gruppi serbi fuori legge di aver aperto il fuoco contro la polizia sul confine ma non sono state confermate queste notizie.
La mediazione dell’Ue tra i due Paesi aperta nel 2013 per risolvere le questioni in sospeso al momento ancora non ha portato a passi avanti.