Se Sala perde su San Siro, si gioca anche Milano

Se Sala perde su San Siro, si gioca anche Milano

Il flop dell’operazione con Milan e Inter può costare al centrosinistra il governo della città.

Lo stadio di San Siro sarà la Waterloo di Beppe Sala e del centrosinistra? Anche se di nuove elezioni si parlerà solo nel 2027, a Milano già da un po’ tira un’aria strana. Quattro anni in politica sono un’eternità, specialmente se nel mezzo ci sono “anche” le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. Beppe Sala sa meglio di chiunque altro quanto il successo di un grande evento – nel suo caso fu Expo 2015 – possa garantire una lunga legacy di credibilità e potere. Ma alle prossime amministrative lui non ci sarà, avendo esaurito i due mandati a sua disposizione, e la ricerca di un sostituto appare davvero complessa. Anche a causa del dossier San Siro.

Esultanza Milan

In un intreccio nel quale non sempre è stato facile distinguere tra interessi pubblici e privati (per quanto leciti), il progetto ha letteralmente spaccato il consiglio comunale e soprattutto il centrosinistra, dal quale sono arrivate le proteste più sonore. Tuttavia, con qualche distinguo più di forma che di sostanza, la delibera sull’interesse pubblico del controverso progetto alla fine è arrivata. Ancora più allineata e coperta è stata la Giunta, formata da personalità decisamente disciplinate e ben poco inclini a mettere in discussione l’indubbio carisma del capo. Figuriamoci su un tema così delicato.

Esultanza Inter

Se alla fine, come pare di evincere dalle ultime mosse di Milan e Inter, il Sindaco rimarrà col cerino in mano, non sarà l’unico a perdere la partita. La sua successione diventerà ancora più complessa, in quadro che vede l’entusiasmo verso “The place to be” in netto calo. Il pasticcio-stadio si somma al malcontento sui prezzi delle case (tanto in vendita quanto in affitto), sull’aumento generalizzato del costo della vita, sul rincaro dei biglietti dei mezzi pubblici (mentre resta invariata la congestion charge di Area C), su piste ciclabili quantomeno discutibili e su quel limite di 30 km/h per le auto che tanto fa discutere ancora prima di essere entrato in vigore.

Nel complesso, lo scenario non è propriamente incoraggiante per la parte politica che governa Milano da tre mandati, soprattutto grazie al consenso personale prima di Giuliano Pisapia e ora di Beppe Sala. Seppur rinfrancato dall’effetto-Elly Schlein, il Pd locale si avvicina all’elezione dei segretari di Lombardia e Milano metropolitana con un enorme elefante nel corridoio: per la scelta del prossimo candidato sindaco c’è molto tempo, ma non altrettante idee. I papabili segretari lo sanno bene e ormai da tempo hanno iniziato a sfogliare la margherita, sperando che la questione dello stadio non mandi tutto a carte quarantotto.