Senato: bocciato il linguaggio di genere nelle comunicazioni istituzionali

Senato: bocciato il linguaggio di genere nelle comunicazioni istituzionali

La proposta di una senatrice dei 5 stelle è stata bocciata dai conservatori.

La senatrice pentastellata Alessandra Maiorino chiedeva la possibilità di adottare un linguaggio di genere per le comunicazioni istituzionali scritte. La proposta voleva introdurre “l’utilizzo di un linguaggio inclusivo” nel Regolamento al posto di un generico maschile – inesistente e scorretto. La votazione con scrutinio segreto è stata respinta. Il senato ha votato 152 voti favorevoli, 60 contrari e 16 astenuti. La contrarietà a questo cambiamento viene soprattutto dai più conservatori della destra, tra cui la presidente Elisabetta Casellati che definisce le proteste della sinistra “pretestuose e inaccettabili”.

La presidente precisa che i senatori “dovrebbero conoscere le regole”. Regole che a quanto pare nessuno è intenzionato a voler modificare per un processo di democratizzazione a livello istituzionale. L’emendamento proposto prevedeva che il “Consiglio di presidenza stabilisce i criteri generali affinché nella comunicazione istituzionale e nell’attività dell’amministrazione sia assicurato il rispetto della distinzione di genere nel linguaggio attraverso l’adozione di formule e terminologie che prevedano la presenza di ambedue i generi attraverso le relative distinzioni morfologiche, ovvero evitando l’utilizzo di un unico genere nell’identificazione di funzioni e ruoli, nel rispetto del principio della parità tra uomini e donne”.

Il problema maggiore è che si tratta di una questione di correttezza della lingua italiana che prevede il genere maschile e quello femminile. Non esiste un neutro maschile o un maschile inclusivo. L’errore sta anche nel considerarlo una battaglia politica o caricarlo di una forza ideologica, soprattutto dalla destra che ritiene ogni cambiamento una minaccia al conservatorismo.

Senato

Le reazioni opposte dei partiti al voto del Senato sul linguaggio di genere

La bocciatura della proposta è stata accolta con disappunto dal gruppo dei 5 stelle Pari Opportunità che hanno visto sfumare via una occasione per rendere inclusivo e paritario il linguaggio istituzionale. “Ciò che è avvenuto oggi al Senato è gravissimo. Fratelli d’Italia con la complicità di tutta la destra ha manifestato cosa pensa del ruolo delle donne nella società, chiedendo il voto segreto sull’emendamento che avrebbe consentito di utilizzare la differenza di genere nel linguaggio ufficiale di un’istituzione importante come Palazzo Madama. I nodi vengono al pettine. Il linguaggio è un fattore fondamentale di parità”, sono le parole della senatrice del Pd Valeria Valente.

Fratelli d’Italia è l’unico grande partito della storia d’Italia ad essere guidato da una donna. E oltre a lei annovera molte donne in ruoli di spicco. Così si dimostra attenzione all’apporto femminile nel mondo delle istituzioni. Non con norme-manifesto ideologiche da campagna elettorale. Ci siamo astenuti sull’emendamento Maiorino sul cosiddetto ‘linguaggio di genere’ perché riteniamo che l’evoluzione del linguaggio non si faccia per legge o per regolamento. Ma attraverso l’evoluzione del modo di pensare e parlare dei popoli.” ha annunciato così Fratelli d’Italia.