Inviare foto hard su WhatsApp a minorenni è violenza sessuale: la sentenza della Cassazione

Inviare foto hard su WhatsApp a minorenni è violenza sessuale: la sentenza della Cassazione

La sentenza della Cassazione su foto hard a minorenni. Inviarle su WhatsApp è violenza sessuale.

ROMA – Secondo la Cassazione inviare foto hard a minorenni su WhatsApp è violenza sessuale. La sentenza della Corte Suprema è arrivata dopo il ricorso di un uomo di 32 anni, iscritto sul registro degli indagati per aver condiviso alcuni messaggi “allusivi e sessualmente espliciti ad una ragazza con meno di 18 anni.

Il Tribunale de Riesame aveva confermato la custodia cautela con i giudici della Cassazione che non hanno cambiato idea. Una sentenza che rischia di essere un chiaro precedente per le altre vicende simili.

La sentenza della Cassazione

La Cassazione ha respinto il ricorso del 32enne. “La violenza sessuale – si legge nella sentenza riportata da La Repubblica – risultava pienamente integrata, pur in assenza di contatto fisico con la vittima, quando gli atti sessuali coinvolgessero la corporeità sessuale della persona offesa e fossero finalizzati e idonei a compromettere il bene primario della libertà individuale nella prospettiva di soddisfare o eccitare il proprio istinto sessuale“.

Una decisione che potrebbe rappresentare un precedente in altre vicende simili.

Tribunale

Maxi-operazione contro la pedopornografia, 67 denunciate

Nel giorno della sentenza della Cassazione una operazione contro la pedopornografia è stata compiuta a Sarzana con 67 persone denunciate e 14 perquisizioni domiciliari per cercare di accertare meglio la dinamica di questa vicenda.

Gli approfondimenti continueranno nelle prossime settimane per capire la posizione delle persone iscritte sul registro degli indagati. I denunciati a piede libero rischiano da uno a anni di reclusione con una multa che può andare da 2mila a 5mila euro.

Fascicolo che ha ancora diversi punti da chiarire con altri individui che potrebbero essere coinvolte in questa indagine. Al momento sono 67 le persone denunciate a piede libero con 14 perquisizioni domiciliari effettuate dagli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta.

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