La Cassazione: “Niente assegno di mantenimento alla ex moglie se non cerca un lavoro”

La Cassazione: “Niente assegno di mantenimento alla ex moglie se non cerca un lavoro”

Sentenza della Cassazione sul divorzio: “Niente assegno alle ex moglie se non cerca lavoro”.

ROMA – Nuova sentenza della Cassazione sul divorzio. Come riportato da La Repubblica, la Corte Suprema si è pronunciata su una richiesta di un quarantaseienne di Torino che non era più disposto di dare i soldi di mantenimento all’ex moglie perché questa non cercava lavoro.

I giudici hanno dato ragione all’uomo con una sentenza che può essere un precedente importanti. Casi analoghi, infatti, non mancano e il Tribunale può applicare quanto deciso dalla Corte Suprema. Inoltre, è toccato alla donna pagare le spese processuali di circa 1.500 euro.

Consulta: “Il cognome del padre è retaggio patriarcale”

La sentenza della Cassazione sul divorzio è arrivata poche ore quella della Consulta sulla costituzionalità dell’articolo 262 là dove non prevede, in caso di accordo tra i genitori, la possibilità di trasmettere al figlio il cognome della madre invece del padre.

Come riportato dal Corriere della Sera, per i giudici, che fanno riferimento ad una Corte di Strasburgo del 2014, l’attuale sistema di attribuzione del cognome paterno ai figli “è retaggio di una concezione patriarcale della famiglia e di una tramontata potestà maritale, non più coerente con i principi dell’ordinamento e con il valore costituzionale dell’uguaglianza tra uomo e donna“.

Tribunale

Due sentenze storiche

Due sentenze che possiamo definire storiche. Le decisioni dei giudici potranno essere un precedente importante in altre situazioni molto simili. La Corte si è pronunciata su sollecitazioni da parte di un diretto interessato e del Tribunale di Bolzano, ma i giudici potranno prendere queste sentenze come riferimento in altri casi identici.

Per quanto riguarda la prima, il marito può rifiutarsi di pagare l’assegno di mantenimento alla moglie se la donna non cerca lavoro. Nella seconda sentenza, invece, si è aperta alla possibilità di dare il cognome della madre al figlio.