Sentenza storica per Cloudflare: ecco la clamorosa decisione del giudice

Sentenza storica per Cloudflare: ecco la clamorosa decisione del giudice

Sentenza storica del Tribunale di Milano che impone a Cloudflare di fornire dati di utenti e bloccare servizi per siti illeciti.

La pirateria digitale ha subito un duro colpo con una sentenza storica del Tribunale di Milano che vede coinvolta Cloudflare.

La decisione che coinvolge la multinazionale americana, come riportato da Primaonline.it, prevede l’obbligo di fornire i dati di clienti e utenti.

Storica sentenza a Milano: cosa è stato deciso per Cloudflare

Il provvedimento, emesso dalla Sezione Specializzata in Materia di Impresa del Tribunale di Milano, ha accolto le richieste della Lega Nazionale Professionisti Serie A (LNPA). Questa è stata supportata da un team legale di alto livello.

La sentenza ordina a Cloudflare di inibire i propri servizi per siti che diffondono illegalmente eventi sportivi in live streaming. Una pratica che da tempo danneggia economicamente le società sportive e i loro licenziatari.

Tra i punti più significativi, il Tribunale ha stabilito l’obbligo per la multinazionale di fornire i dati relativi a clienti e utenti che utilizzano i suoi servizi per la pirateria. In caso di inadempienza, è prevista una sanzione giornaliera di 10.000 euro. Questo rappresenta un precedente cruciale: per la prima volta un intermediario tecnologico viene così direttamente coinvolto nel contrasto alla pirateria.

Il ruolo degli intermediari

La decisione del Tribunale di Milano evidenzia il ruolo degli intermediari nella diffusione dei contenuti illeciti. Cloudflare, in qualità di fornitore di servizi CDN, DNS autoritativo e reverse proxy, agisce come intermediario tra utenti finali e siti pirata.

Le indagini, supportate da consulenti tecnici come SpTech s.r.l., hanno dimostrato che i servizi di questa multinazionale vengono sfruttati per ottimizzare siti “vetrina” che ospitano contenuti pirata.

La mancata adozione di misure per bloccare l’accesso a questi siti, anche dopo la notifica ufficiale, è stata considerata dal Tribunale come un atto di omissione che ha aggravato il danno per i titolari dei diritti.