Serial killer condannato per 11 omicidi ne confessa altri 5

Serial killer condannato per 11 omicidi ne confessa altri 5

Un serial killer statunitense ha confessato di aver commesso altri cinque omicidi oltre agli undici per cui è stato condannato.

Il serial killer condannato per aver commesso undici omicidi ha confessato di averne commesso altri cinque, tutte donne, risalenti alla fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta. Si chiama Richard Cottingham, ed in passato è stato condannato per aver commesso ben undici omicidi. 

La condanna al carcere

L’uomo è stato condannato al carcere nel 1980. Si tratta di uno dei serial killer più feroci della storia. I casi d’omicidio commessi dall’uomo hanno fatto un gran scalpore nel panorama della cronaca nera degli Stati Uniti d’America. Pare che l’uomo abbia confessato di aver commesso altri cinque omicidi, tutti nei confronti di donne, uccise a Long Island nel periodo compreso tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta.  

Viene soprannominato ‘Torso Killer’ per il modus operandi con cui uccideva le sue vittime. Spesso tagliava loro la testa e gli arti. La confessione dell’uomo arriva a capo del patteggiamento avvenuto durante la giornata di ieri per gli omicidi di quattro donne.  

Per l’omicidio della quinta donna, la 23enne Diane Cusick, ‘Torso Killer’ è stato condannato a scontare la pena di 25 anni di reclusione. La vittima in questione, una giovane mamma, venne uccisa dall’uomo nel 1968 nella contea di Nassau. Adesso l’uomo si trova recluso nella prigione di New Jersey, a Cottingham. L’udienza si è tenuta nel tribunale della contea di Nassau e l’uomo vi ha partecipato attraverso un collegamento video. 

Secondo quanto riferito dalla procuratrice distrettuale della contea di Nassau, Anne Donnelly, “Oggi è uno dei giorni più emozionanti che abbiamo mai avuto nel nostro ufficio”. Al termine dell’udienza la donna ha anche abbracciato alcuni dei familiari delle vittime uccise dal serial killer. E prosegue: “Nel caso di Diane Cusick, la sua famiglia ha aspettato quasi 55 anni prima che qualcuno fosse ritenuto responsabile della sua morte”. 

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