Shein sta rivoluzionando il mondo del fast fashion, conquistando la generazione Z e preparandosi per una storica Ipo.
Shein, il gigante cinese del fast fashion noto per il suo ampio appello tra i consumatori della generazione Z, ha registrato una crescita esponenziale dei propri profitti, più che raddoppiandoli.
Secondo il Financial Times, l’azienda ha guadagnato oltre 2 miliardi di dollari nel 2023, un balzo notevole rispetto ai 700 milioni di dollari del 2022 e ai 1,1 miliardi di dollari del 2021.
Questo successo è riflesso anche nel valore lordo della merce, che ha toccato i 45 miliardi di dollari, indicando il valore totale delle merci vendute attraverso il suo sito web.
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La crescita vertiginosa di Shein
Come riportato da Affaritaliani.it, fondata originariamente in Cina, ma ora con sede a Singapore, Shein attende con impazienza l’approvazione delle autorità regolatorie di Pechino e Washington per avviare le procedure di quotazione, mirando a New York o Londra.
Valutata oltre 60 miliardi di dollari in un recente round di finanziamento, la sua Ipo è vista come un potenziale indicatore dell’atteggiamento di Pechino verso le imprese che si sono trasferite all’estero.
La strategia di mercato
La strategia di quotazione di Shein non è solo una mossa finanziaria, ma riflette anche la tensione geopolitica e la volontà di Pechino di lasciare che le sue aziende raccolgano capitali a Wall Street, nonostante le restrizioni recenti nel settore tecnologico.
Fonti citate dal Financial Times suggeriscono che l’approvazione della China Securities Regulatory Commission e della Cyberspace Administration of China è attesa nelle prossime settimane, sebbene la richiesta presso la Sec americana sia in sospeso da mesi.
Nonostante la sede a Singapore e le vendite concentrate fuori dalla Cina, Shein mantiene una presenza significativa nel suo paese di origine, con oltre 10.382 dipendenti impegnati in varie operazioni. Questa realtà obbliga l’azienda a cercare l’approvazione delle autorità locali per le sue mosse strategiche.
L’impegno di Shein a Washington, evidenziato da quasi 2 milioni di dollari spesi in attività di lobbying, riflette la preoccupazione dell’azienda riguardo alle crescenti tensioni tra Cina e USA. La struttura aziendale e le relazioni con il governo cinese sono state oggetto di scrutinio, come evidenziato dalla lettera aperta del senatore Marco Rubio alla Sec, che sollevava preoccupazioni sulla trasparenza di Shein.