Shell e gli effetti della pandemia da Covid-19: una svalutazione super

Shell e gli effetti della pandemia da Covid-19: una svalutazione super

Il colosso olandese Shell sta attraversando un periodo che definire difficile non è sufficiente: infatti, il Coronavirus si sta facendo ancora sentire, questa volta con le conseguenze dal punto di vista economico.

Le previsioni portano a pensare come il prezzo medio del Brent andrà ad aggirarsi sui 35 dollari per il 2020, con delle svalutazioni che hanno raggiunto quota 22 miliardi.

Una vera e propria super svalutazione che ormai si staglia sempre più all’orizzonte per Royal Dutch Shell, ovvero uno dei colossi del settore petrolifero. Un quadro piuttosto preoccupante, ma che spiega alla perfezione quanto stia incidendo la crisi legata al Coronavirus.

Una svalutazione pazzesca: ecco la nota di Shell

Il colosso olandese, quindi, ha comunicato in via ufficiale una svalutazione che sarà compresa tra 15 e 22 miliardi di dollari di propri asset, ovviamente al netto rispetto alle varie imposte che si dovranno sostenere nel corso del secondo trimestre del 2020. Tutta colpa, insomma, della pandemia e dei suoi negativi effetti economici. Una situazione che dovrebbe mettere un po’ in allarme anche tutti coloro che sono abituati a fare trading CFD petrolio su piattaforme valide e complete come Plus500.

Shell ha diramato anche una nota ufficiale, in cui va proprio a spiegare i motivi che l’hanno spinta a prendere una simile decisione. Anche se, in effetti, erano davvero facili da intuire, dal momento che convergono tutti su un’unica direttrice, ovvero quella della pandemia di Coronavirus e dei relativi effetti dal punto di vista macroeconomico.

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Stando a quanto riportato nelle previsioni di consuntivo legate al secondo trimestre, è emerso come le vendite legate a prodotti petroliferi dovrebbero restare all’interno di un range indicativo tra 3,5 e 4,5 milioni di barili al giorno. Un dato che conferma l’evidente discesa rispetto ai 6,6 milioni di barili al giorno. La colpa? La netta diminuzione della domanda per via dell’emergenza sanitaria attualmente in atto.

Come è stato ben messo in evidenza da parte di Bloomberg, la pandemia sta portando diverse situazioni complicate anche a tutti i vari investitori e pure chi lavora in tale settore. Proviamo a pensare a Big Oil, che ha già comunicato vari tagli di posti di lavoro, dividendi, oltre che svalutazioni veramente impressionanti.

La scelta che è stata fatta da parte di Shell, come ben messo in evidenza da parte di Radiocor, arriva praticamente due settimane dopo la comunicazione di Bp circa le svalutazioni, che erano comprese tra 13 e 17,5 miliardi di dollari. E le ragioni, anche in questo caso, sono sempre le stesse, ovvero pandemia da Covid-19 e l’andamento che di riflesso ha caratterizzato il mercato del petrolio.

Le previsioni di Shell per i prossimi mesi

Il colosso olandese, tra le altre cose, ha previsto pure un livello di estrazione che va da 2,3 fino a 2,4 milioni di barili al giorno. Si tratta di una previsione sicuramente più positiva in confronto a quelle fatte in precedenza, ma tutto questo comporterò un impatto decisamente contenuto in riferimento ai risultati. Infatti, incide molto di più l’attuale scenario dal punto di vista macro-economico. Nello specifico, a condizionare negativamente tale situazione è il forte abbassamento dei prezzi, così come dei margini.

Stando a quanto è stato riportato dalle previsioni di Shell, si parla di un prezzo medio del barile di Brent, che rappresenta l’elemento a cui fa riferimento l’intero mercato europeo, pari a 35 dollari nel 2020, che non consente complessivamente di produrre degli utili, almeno in riferimento ai marchi più importanti. Shell, poi, prevede circa 40 dollari come prezzo medio del barile di Brent nel corso del prossimo anno, rialzandosi intorno ai 50 dollari nel 2022