La gip di Roma respinge l’archiviazione del caso Cesaroni. Si indaga su possibili interventi di poteri forti e nuovi protagonisti.
Il delitto di Simonetta Cesaroni, avvenuto il 7 agosto 1990 nell’ufficio dell’Aiag in Via Poma a Roma, continua a essere avvolto da un alone di mistero. Dopo oltre trent’anni, la gip Giulia Arcieri ha respinto la richiesta di archiviazione del caso, evidenziando possibili manipolazioni nelle indagini iniziali e il coinvolgimento di poteri forti. Secondo la gip, ci sarebbe stato un tentativo di proteggere non solo l’assassino, ma anche documenti riservati presumibilmente custoditi in quell’ufficio e collegati ai servizi segreti.
Nuove indagini sul caso Simonetta Cesaroni
Come riportato da Repubblica, la gip ha dichiarato: «Appare del tutto verosimile che sin dall’inizio le indagini siano state inquinate per proteggere soggetti e/o interessi dei servizi segreti (…) come le persone in rapporti con l’Aiag», l’ufficio dove lavorava la vittima.
La magistrata ha inoltre richiesto approfondimenti su alcune figure chiave. Tra queste spiccano Carmine Belfiore, ex questore di Roma, e Sergio Costa, ex 007 e genero dell’allora capo della polizia Vincenzo Parisi. Costa è stato erroneamente confuso con l’attuale vicepresidente della Camera, che ha chiarito: «Un’omonimia. L’agente citato dalla gip non sono io». La procura dovrà ascoltare anche vecchi protagonisti e persone mai interrogate prima, con l’obiettivo di fare luce su tutti gli aspetti ancora oscuri. Come riportato da tg24.sky.it
Francesco Caracciolo di Sarno e le nuove verifiche
Un altro elemento chiave riguarda Francesco Caracciolo di Sarno, presidente degli Ostelli e residente vicino a Via Poma. Nonostante incongruenze nel suo alibi e indiscrezioni su possibili molestie nei confronti di giovani ragazze, l’uomo non fu mai formalmente indagato. La gip ha chiesto ulteriori accertamenti sulla sua figura, sottolineando che «appare del tutto verosimile che sin dall’inizio le indagini siano state inquinate per proteggere soggetti e/o interessi dei servizi segreti». Come ripreso da tg24.sky.it
Il mistero si infittisce anche per i legami tra l’Aiag e presunti documenti sensibili collegati a organi istituzionali. Come evidenziato dalla magistrata, sarebbe necessario indagare sull’eventuale intervento di poteri forti, incluso il ruolo degli 007, per comprendere cosa sia realmente accaduto.
Quasi 35 anni dopo, il caso del delitto di Via Poma rimane uno dei gialli più intricati della cronaca italiana. La riapertura delle indagini rappresenta un’occasione per cercare verità e giustizia. La famiglia di Simonetta Cesaroni, rappresentata dall’avvocato Federica Mondani, ha accolto con soddisfazione questa nuova opportunità, sperando che si possa finalmente mettere la parola fine a decenni di ombre.