La capitale siriana Damasco è caduta nelle mani dei ribelli. Con la fuga di Assad, si prospetta un futuro di transizione politica.
Le forze ribelli guidate da Hayat Tahrir al-Sham (HTS) hanno annunciato la conquista di Damasco, segnando la fine del regime di Bashar al-Assad. Dopo una marcia trionfale iniziata nella regione di Idlib, i ribelli hanno rapidamente travolto le principali roccaforti governative, comprese città strategiche come Aleppo e Hama. La capitale, cuore pulsante del potere di Assad, è ora sotto il controllo dell’opposizione.
La caduta di Damasco: fine di un’era per il regime baathista
Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, i ribelli hanno liberato il carcere militare di Sednaya, tristemente noto come “il mattatoio umano”. Migliaia di prigionieri politici, incarcerati durante i decenni di regime, sono stati rilasciati. Scene di celebrazione hanno riempito le strade di Damasco, con residenti che festeggiavano la fine di oltre 50 anni di governo del partito Baath.
Tuttavia, il futuro politico del paese rimane incerto. Il primo ministro ad interim, Mohammed Ghazi Jalali, ha dichiarato la volontà di avviare un dialogo con l’opposizione e organizzare libere elezioni. La comunità internazionale, compresa l’ONU, ha già proposto di ospitare colloqui di transizione a Ginevra, cercando di evitare nuovi conflitti.
La ritirata di Mosca e Teheran: un duro colpo per i sostenitori di Assad
La perdita di Damasco rappresenta una sconfitta significativa anche per gli alleati storici di Assad, Russia e Iran, che negli ultimi anni avevano investito enormi risorse per mantenere il regime al potere. Mosca, in particolare, aveva giocato un ruolo cruciale nel 2015, salvando Assad con raid aerei e supporto militare. Ora, con l’avanzata dei ribelli, la Russia rischia di perdere la base navale di Tartus, il suo unico accesso al Mar Mediterraneo.
L’Iran, da parte sua, ha cercato di mediare, ma senza impegnarsi militarmente in modo diretto. Mentre Hezbollah ha inviato circa 2.000 combattenti per difendere Homs, l’assenza di un intervento massiccio da parte di Teheran ha sollevato dubbi sulla sua capacità di influenzare l’esito del conflitto.
Intanto, fonti non confermate indicano che Bashar al-Assad potrebbe essere in fuga verso Teheran o Mosca. La sua eventuale uscita di scena aprirebbe la strada a una delicata transizione politica, che potrebbe ridisegnare gli equilibri del Medio Oriente.