Sogni: perché li scordiamo oppure no? Ecco il motivo
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Direttore: Alessandro Plateroti

Sogni: perché li scordiamo? Ecco il motivo e come funziona la nostra mente durante il sonno

Sonno ore

Una ricerca svela nuovi dettagli su cosa determina il ricordo dei sogni e perché alcuni sembrano svanire nel nulla: ecco cosa dice la scienza in merito.

Si dice spesso che trascorriamo circa un terzo della nostra vita dormendo. Eppure, dei sogni che facciamo, molti sembrano svanire nel nulla. Anche quando capita di svegliarsi con in mente un sogno appena fatto, le prime attività della giornata possono cancellarne rapidamente il ricordo. Ma perché alcuni sogni si fissano nella memoria mentre altri scompaiono?

La ragazza nel letto che dorme

Il mistero del ricordo dei sogni: cosa dice la scienza

Secondo gli esperti di scienze del sonno e memoria, tutte le persone sognano regolarmente, anche se non sempre lo ricordano. Chi afferma di non sognare mai, in realtà, probabilmente dimentica tutto ciò che ha vissuto durante la notte.

Il legame tra fase REM e ricordo dei sogni

Diversi studi indicano che il ricordo dei sogni dipende più dal tempismo che dalla capacità di memorizzazione. Le persone che affermano di non ricordare mai i propri sogni, infatti, possono farlo se vengono svegliate al momento giusto, ovvero durante la fase REM. Questa fase, successiva al sonno profondo, è caratterizzata da sogni vividi e narrativi.

Secondo Robert Stickgold, professore di psichiatria alla Harvard Medical School, è più facile ricordare i sogni nei brevi momenti in cui ci si sveglia di notte, ad esempio per andare in bagno. 

Anche al mattino il ricordo può essere vivido, ma solo se il risveglio è graduale e privo di movimenti bruschi.

Il ruolo dei risvegli notturni

Uno studio del 2017 condotto dal Centro di ricerca neuroscientifica di Lione (CRNL) ha analizzato il sonno di due gruppi di persone: uno che ricordava i sogni quasi ogni giorno e uno che non li ricordava quasi mai. 

La ricerca ha rivelato che coloro che ricordavano più sogni avevano risvegli notturni più frequenti, di circa due minuti. Questo tempo potrebbe essere sufficiente per consolidare il ricordo del sogno nella memoria.

Tuttavia, troppi risvegli possono indicare disturbi del sonno. Secondo Erin Wamsley, professoressa di psicologia alla Furman University, «la mancanza di sonno è spesso associata a un maggiore ricordo dei sogni».

Il recente studio italiano sul ricordo

Un’importante ricerca pubblicata nel 2024 su Communications Psychology ha coinvolto più di 200 persone tra i 18 e i 70 anni. I partecipanti hanno registrato i loro sogni per 15 giorni subito dopo il risveglio, mentre altri dati venivano raccolti tramite dispositivi indossabili e test psicometrici.

I risultati hanno confermato che chi trascorre più tempo in sonno leggero dopo il sonno profondo ha maggiori probabilità di ricordare cosa si è sognato. 

Inoltre, i soggetti più giovani tendevano a ricordare maggiormente rispetto agli anziani, i quali riferivano più frequentemente la sensazione di “sogno bianco”, ovvero la percezione di aver sognato qualcosa senza ricordarne il contenuto.

Altri fattori che influenzano la memoria onirica

Lo studio ha evidenziato anche una variabilità stagionale nel ricordo dei sogni. I partecipanti hanno riferito meno sogni in inverno rispetto alla primavera e all’autunno, suggerendo un possibile legame con i ritmi circadiani.

Un altro aspetto interessante riguarda la propensione a sognare ad occhi aperti durante la giornata. Le persone che tendono a fantasticare da sveglie hanno mostrato una maggiore capacità di ricordare i sogni notturni. Secondo gli esperti, sognare e fantasticare coinvolgono le stesse aree cerebrali, facilitando la memorizzazione.

Infine, anche il contenuto emotivo del sogno gioca un ruolo cruciale. Secondo Jing Zhang, neuroscienziato della Harvard Medical School: “i sogni più intensi emotivamente hanno maggiori probabilità di essere ricordati, proprio come accade con le esperienze vissute nella realtà”.

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ultimo aggiornamento: 24 Febbraio 2025 17:25

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