23enne illesa dopo lo scoppio delle bombe all’aeroporto di Bruxelles nel 2016, ma i medici accordano di procedere con l’eutanasia.
Nella prima mattinata del 22 marzo 2016, un attacco terroristico ha lanciato delle bombe sull’aeroporto di Bruxelles. Tra i feriti e le vittime, la giovane Shanti De Corte che, nonostante non avesse ferite fisiche, presentò un grave trauma mentale. Dopo diverse richieste da parte sua, gli psichiatri hanno acconsentito a procedere con l’eutanasia a marzo scorso, ma la questione ha suscitato polemiche.
L’attacco terrostico a Bruxelles
Shanti De Corte stava andando a Roma con i suoi amici quando, quella mattina del 22 marzo 2016, un attacco terroristico ha colpito l’entrata dell’aeroporto di Bruxelles. Nonostante la 17enne era vicina alle bombe di quella tragica mattina, rimase illesa ma il trauma mentale sollevò la possibilità dell’eutanasia.
Il trauma subìto da Shanti l’ha spinta a tentare il suicidio nel 2020 e, dopo diversi rifiuti, i due psichiatri hanno accettato la sua richiesta di eutanasia per sofferenza mentale insopportabile. Secondo la legge che depenalizza l’eutanasia in Belgio dal 2002, per accedere al fine vita è sufficiente farsi riconoscere una “sofferenza psicologica costante, insopportabile e incurabile”. La ragazza è passata a miglior vita il 7 maggio, circondata dall’amore della sua famiglia.
Polemiche sull’eutanasia
Ma il fatto ha sollevato delle polemiche: il neurologo Paul Deltenre, coinvolto nel caso, ha dichiarato che l’eutanasia non sarebbe dovuta avvenire perché a Shanti erano state offerte altre opzioni terapeutiche. La procura di Anversa dopo aver aperto un’inchiesta sui fatti, ha dichiarato che la procedura per l’eutanasia era stata rispettata.
L’emittente Rtbf ha cercato di contattare la famiglia senza ricevere risposte. ma afferma di averla contattata più volte, senza successo. E’ chiaro che i famigliari della vittima vogliano lasciare fuori i riflettori, senza macchiare la loro privacy e la loro tranquillità con le dicerie della stampa.
Si vuole far luce sulla questione per rendere chiari i fatti. “La decisione di riferirne è stata presa perché si tratta di un fatto di interesse pubblico che contribuisce anche a una buona comprensione di ciò che è accaduto alle vittime dopo questi terribili eventi. L’indagine si concentra sul follow-up, sull’aiuto fornito alle vittime e mette in evidenza ciò che non ha funzionato in termini di assistenza e supporto, sia dal punto di vista terapeutico che finanziario”, conclude Rtbf.