Spaccatura all’interno del PD: perché può tornare indietro

Spaccatura all’interno del PD: perché può tornare indietro

La lotta interna nel PD tra riformisti e anti-atlantisti guidati da Bettini e Conte spinge Schlein a scelte delicate.

Il Partito Democratico (PD) è al centro di una profonda crisi interna, alimentata dalla contrapposizione tra le anime riformiste e quelle più radicali e anti-atlantiste. Questa frattura è emersa con forza in seguito al tentativo di Matteo Renzi di riavvicinarsi al centrosinistra, una mossa che ha scatenato reazioni immediate e dure, orchestrate da figure chiave come Giuseppe Conte e Goffredo Bettini. Come riportato da linkiesta.it

Giuseppe Conte

La spaccatura interna nel PD: un ritorno agli anni cinquanta?

La strategia messa in atto da Bettini e Conte sembra voler costringere la segretaria Elly Schlein a prendere una posizione netta, o meglio, a rifiutare l’ingresso di Renzi nella coalizione di centrosinistra. Questa scelta, però, rischia di riportare il partito indietro nel tempo, a una fase in cui il PD era influenzato da logiche di potere tipiche dei partiti comunisti degli anni Cinquanta. Le tattiche utilizzate oggi richiamano infatti quei vecchi schemi, dove ogni apertura verso aree politiche più moderate era vista con sospetto e considerata come una minaccia all’integrità ideologica del partito.

Schlein tra il martello di Conte e l’incudine dei riformisti

La posizione di Schlein è particolarmente delicata. Da un lato, la sua leadership rischia di essere messa in discussione se cede alle pressioni di Conte e Bettini; dall’altro, l’allontanamento di Renzi potrebbe alienare la componente riformista del partito, che già si sente sempre più marginalizzata. Inoltre, la recente svolta anti-atlantista del PD, con Schlein che sembra voler evitare attriti con il Movimento 5 Stelle di Conte, aggiunge un ulteriore livello di complessità. Questo cambiamento di rotta si è manifestato nella sua riluttanza a sostenere apertamente l’Ucraina, una posizione che potrebbe isolare ulteriormente il PD sulla scena internazionale.

L’apparente accordo tra il PD e il Movimento 5 Stelle, che ha visto la rinuncia del nome di Luca Pirondini nella corsa in Liguria in cambio del sostegno ad Andrea Orlando, solleva domande inquietanti sulla direzione futura del partito. Si tratta davvero di uno scambio strategico o di una capitolazione a pressioni populiste?

La risposta a questa domanda potrebbe determinare non solo il futuro della leadership di Schlein, ma anche il posizionamento del PD nel contesto politico nazionale ed europeo. In un momento in cui l’Italia è chiamata a prendere decisioni cruciali in ambito internazionale, la scelta di abbracciare o rifiutare l’anti-atlantismo potrebbe avere conseguenze profonde per il partito e per il Paese intero.