Dopo il no all’Eurovision 2025, la Spagna valuta il ritiro dai Mondiali 2026 se si qualifica Israele. Tutti i dettagli.
Negli ultimi mesi, la posizione della Spagna sulla crisi in Medio Oriente si è fatta sempre più netta, fino a toccare anche il mondo dello sport. Dopo l’annuncio del governo Sánchez di non partecipare all’Eurovision 2025 per la presenza di Israele, si apre ora un nuovo scenario: il possibile ritiro dai Mondiali 2026 nel caso in cui la nazionale israeliana dovesse qualificarsi.
Il governo Sánchez e la linea dura contro Israele
La decisione di non prendere parte all’Eurovision è stata una chiara dimostrazione della volontà del governo spagnolo di condannare apertamente l’offensiva israeliana a Gaza. Madrid ha già riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina e ha definito le azioni del governo Netanyahu come un “genocidio”, una presa di posizione durissima che ha provocato reazioni diplomatiche a livello internazionale.
In questo contesto, il portavoce del gruppo socialista al Congresso, Patxi López, ha aperto un nuovo fronte dichiarando, secondo quanto riportato dal quotidiano Marca, che la Spagna potrebbe ritirare la propria nazionale di calcio dai Mondiali 2026 in caso di qualificazione di Israele. La sua provocazione — “Con la Russia sì e con Israele no? Qual è la differenza?” — ha acceso il dibattito politico e mediatico in Spagna.
Mondiali 2026 e Israele: un’ipotesi, non una decisione ufficiale
Va chiarito che al momento non esiste alcuna decisione formale da parte della Federcalcio spagnola o del governo. Le parole di López riflettono una posizione politica, ma non sono vincolanti sul piano sportivo. Tuttavia, rivelano l’intenzione di mantenere una linea coerente con la politica estera del governo, anche a costo di sacrificare eventi di rilevanza mondiale come i Mondiali FIFA.
Attualmente, Israele è nel gruppo di qualificazione dell’Italia e si trova al terzo posto. La sua qualificazione non è certa, ma la possibilità è concreta. Se dovesse accadere, la Spagna si troverebbe davanti a una scelta complessa, che intreccia diplomazia, sport e diritti umani.
