Speranza si arrocca, nessun passo indietro

Speranza si arrocca, nessun passo indietro

Il ministro della Salute Roberto Speranza non è intenzionato a fare passi indietro e a lasciare il suo posto. Ma resta al centro delle polemiche.

Il ministro Roberto Speranza non è intenzionato a fare un passo indietro e a lasciare il suo posto al Ministero della Salute. Nonostante le critiche e gli attacchi che arrivano senza soluzioni di continuità dal Centrodestra e nonostante i malumori della piazza.

Le polemiche

Roberto Speranza è al centro delle polemiche sostanzialmente dall’inizio dell’emergenza sanitaria ma negli ultimi giorni le manifestazioni di piazza lo hanno riportato al centro dell’attenzione. Il ministro della Salute è aspramente criticato dai manifestanti e non solo. Anche dal Centrodestra piovono critiche su Speranza, bersagliato in particolar modo dal leader della Lega Matteo Salvini. E proprio Salvini ha trovato una sponda nell’altro Matteo, Renzi, che pure vedrebbe di buon occhio un cambio in corsa. Da qui l’ipotesi circolata negli ultimi giorni di un possibile passo indietro.

Roberto Speranza

Speranza non è intenzionato a fare passi indietro

Invece Roberto Speranza non sembrerebbe per nulla intenzionato a lasciare il Ministero e il Presidente del Consiglio Mario Draghi, coerente con le sue dichiarazioni pubbliche, non sarebbe intenzionato a forzare la mano per un avvicendamento ai vertici del Ministero della Salute.

Roberto Speranza

Le discussioni all’interno della maggioranza di governo

Il problema è che Speranza è al centro di una discussione che divide la maggioranza di governo. Le forze del governo giallorosso, il secondo di Giuseppe Conte, difendono a spada tratta il lavoro del ministro, mentre le forze che furono all’opposizione chiedono un avvicendamento al Ministero della Salute in nome di quella discontinuità richiesta a Mario Draghi e annunciata dallo stesso premier. Discontinuità che si è vista con la sostituzione di Arcuri con Figliuolo nelle vesti di Commissario all’emergenza, ad esempio.

Ma non è solo una questione di discontinuità. I detrattori parlano anche di una questione di merito facendo riferimento ad alcune scelte sbagliate (e in un anno di emergenza sanitaria non commettere errori sarebbe stato impossibile) e al caso del piano pandemico non aggiornato.