Stati Generali, resta il nodo politico. Pd e M5s devono accantonare le divergenze per lavorare al piano proposto da Conte.
Al termine del primo giorno di lavoro degli Stati Generali resta irrisolto il nodo politico. Giuseppe Conte ha illustrato il piano per il Rilancio del Paese ma resta un dubbio di fondo. Le forze di maggioranza sono state coinvolte nella stesura del piano? c’è chi dice sì, c’è chi dice no, c’è chi dice non abbastanza.
Il Pd non aveva reagito bene alla convocazione di Conte e alla fuga in avanti del Presidente del Consiglio che in occasione della conferenza stampa del 3 giugno aveva convocato gli Stati Generali sorprendendo tutti. E al termine del primo giorno di lavori il clima non sembra propriamente disteso.
Stati Generali, Pd e M5s guardinghi
La sensazione è che Pd e M5s siano ancora scettici, in attesa di conoscere gli sviluppi della situazione. Conte ha presentato il piano per il rilancio del Paese e ci sono aspetti che non convincono del tutto le forze di maggioranza. C’è chi lamenta uno scarso coinvolgimento durante la scrittura del piano e c’è chi sposta l’attenzione sul Parlamento, considerato come il luogo istituzionale nel quale dovrà avvenire il confronto al termine degli Stati Generali.
Un patto per il futuro
La strada è in salita ma non c’è spazio per le divergenze. Il rischio è quello di sprecare un’occasione storica, unica per l’Italia. Quindi Pd e M5s, sotto la regia di Conte, devono accettare un compromesso. Accantonare le divergenze per concentrarsi su un piano che per essere avviato richiederà mesi di lavoro. Ad esempio il Pd dovrà essere disposto a tirare il freno sulla modifica dei decreti Sicurezza, o comunque dovrà accettare un compromesso al ribasso per evitare di alzare l’asticella della tensione.