Stati Uniti, ultimo atto di Trump: concessa la grazia a 73 persone, tra cui Steve Bannon

Stati Uniti, ultimo atto di Trump: concessa la grazia a 73 persone, tra cui Steve Bannon

Il presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump ha concesso la grazia 73 persone, tra cui – come preannunciato – il suo ex consigliere Steve Bannon.

WASHINGTON – Donald Trump ha concesso la grazia a Steve Bannon e a altre 72 persone, commutando inoltre 70 condanne.

Grazia a Steve Bannon

Tra poche ore il tycoon lascerà la Casa Bianca ma ha fatto in tempo a prendere il provvedimento di perdono nei confronti dell’ex stratega e consigliere: “I pubblici ministeri hanno perseguito il signor Bannon con accuse relative a una frode derivante dal suo coinvolgimento in un progetto politico“, si legge nella dichiarazione del segretario per la Stampa della Casa Bianca, Kayleigh McEnany. La grazia di Bannon sarebbe seguita a una frenetica corsa contro il tempo per far inserire il suo nome nella lista delle persone graziate da Trump.

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Accusa di frode

L’ex consigliere di Trump è alle prese con un procedimento giudiziario federale iniziato ad agosto, quando i procuratori di New York lo hanno accusato, assieme ad altre tre persone, di avere frodato dei donatori per oltre un milione di dollari, nell’ambito di una campagna di raccolta fondi presumibilmente volta a sostenere il muro che Donald Trump avrebbe voluto far costruire al confine con il Messico.

Il caso di un italiano

Tra le persone graziate da Trump risulta anche un cittadino italiano. Si tratta dell’imprenditore fiorentino Tommaso Buti. Il suo nome compare nell’elenco diffuso dalla Casa Bianca, dove si sottolinea che Buti “non è stato condannato negli Stati Uniti“.
Il provvedimento del presidente americano – ha dichiarato la legale Valeria Calafiore Healy – riguarda ipotizzati reati contro il patrimonio occorsi più di 20 anni fa e per i quali l’imprenditore italiano fu già processato in Italia e alla fine prosciolto dalla Corte di Appello nel 2007. La grazia che gli è stata concessa lo libera dall’ingiustizia che avrebbe continuato a patire se fosse stato costretto a subire un processo una seconda volta sugli stessi fatti per cui era già stato giudicato“.