Il Viminale sta indagando sulle stazioni di polizia cinese messe in varie parti d’Italia. Per la presidente della Commissione Ue sono inaccettabili.
Nella sua comunicazione alla Camera il ministro degli Interni Piantedosi ha chiarito che nessuno a Roma ha mai autorizzato l’apertura delle cosiddette “stazioni di polizia” cinesi in Italia, e che polizia e intelligence stanno “facendo approfondimenti”. Queste stazioni cinesi non sono sorte solo in Italia ma anche in altri paesi d’Europa e del mondo. Secondo un rapporto di una Ong di Madrid Safeguard Defenders ci sarebbero oltre 100 unità in 53 paesi e 11 soltanto in Italia, il paese che ne ospita di più.
Lo scopo di queste stazioni di polizia cinesi sarebbe quello di sorvegliare i loro connazionali all’estero. La prima è stata costruita nel 2016 a Milano. Secondo l’Ong, ci sono indagini su queste strutture non ufficiali in vari paesi tra cui Canada, Germania e Paesi Bassi. In tutto sarebbero appunto un centinaio sparse per tutto il mondo anche in Europa: Italia, Francia, Olanda, Spagna, Croazia, Serbia e Romania. In Italia le stazioni sono, oltre che a Milano, a Roma, Bolzano, Venezia, Firenze, Prato, dove vive la comunità cinese più numerosa, e in Sicilia.
Le indagini dell’intelligence e la condanna dell’Ue
Il rapporto dichiara la presenza di un sistema di videosorveglianza in aree residenziali, “ufficialmente per scoraggiare crimini”. Dato che in Italia ci sono 330mila cittadini cinesi, è un cruciale per l’influenza di Pechino anche grazie agli accordi tra i due paesi come i pattugliamenti congiunti. Nel frattempo la Cina ha detto che queste stazioni servono per assistere i cinesi in alcune pratiche burocratiche. Ma dal rapporto emerge che vengono usate per “molestare, minacciare, intimidire e costringere le persone a tornare in Cina”.
La presidente von der Leyen si è detta “profondamente preoccupata” per questa notizia di attività sotto copertura sul territorio Ue. “La Commissione europea condanna qualunque interferenza sul territorio” e aggiunge che se dovessero rivelarsi vere queste notizie “per noi sarebbe inaccettabile il fatto che un qualunque Paese terzo eserciti qualunque forma di giurisdizione extraterritoriale nel territorio di Stati membri dell’Unione europea senza l’accordo di questi ultimi».