Stefania Craxi: “La libertà si difende con le armi”

Stefania Craxi: “La libertà si difende con le armi”

Stefania Craxi è più convinta che mai: “Non bisogna essere ipocriti, la libertà si difende con le armi. Aiutiamo l’Ucraina”.

“Non bisogna essere ipocriti: nel momento in cui inviamo armi è evidente che noi siamo cobelligeranti. La pace disarmata sta nel campo dell’ideale”. Queste le parole battagliere di una Stefania Craxi sempre più orientata sul piede di guerra. La figlia dell’ex premier socialista, incita a continuare a fornire le armi all’Ucraina per “aiutarla a raggiungere la pace”, il che suonerebbe come un ossimoro in piena regola. Nell’ambito di un’intervista per Fanpage.it, la Craxi ha ben dettagliato il suo pensiero.

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L’intervista di Stefania Craxi


A maggio è stata eletta a sorpresa presidente della Commissione esteri del Senato dopo il filo-putiniano Petrocelli. Crede che sia stata una scelta necessaria a ribadire l’atlantismo italiano?

C’erano due legittime rivendicazioni: una del Movimento 5 stelle, anche se la posizione non è ereditaria, l’altra di Forza Italia che chiedeva la presidenza di una commissione permanente, che non aveva, pur essendo uno dei partiti che appoggia il governo. Dopodiché certo, la politica di un paese serio è una e una sola, quella di una nazione filo-atlantica ed europea. Questo non significa che siamo filo-atlantici in modo acritico. Io dico sempre: senza tentennamenti, ma anche senza subalternità.


A proposito di subalternità: suo padre è noto per essersi opposto ad alcune scelte degli Stati Uniti, come nel caso di Sigonella. Secondo lei l’Ue oggi ha una posizione autonoma sulla guerra in Ucraina o è schiacciata su quella di Biden? 

L’Europa non è ancora il soggetto politico che dovrebbe essere. Negli ultimi anni l’Unione non ha saputo avere una voce sola in politica estera, non avendo quindi nemmeno una politica di difesa comune. Prima bisogna creare un unico interesse europeo, per poi sapere cosa difendere. In ogni caso credo che l’Europa abbia una sensibilità diversa rispetto agli Stati Uniti ed è giusto che la porti sul tavolo dell’Alleanza transatlantica.

Alcune forze politiche (a partire dal Movimento 5 stelle) protestano dicendo che il governo non ha coinvolto abbastanza il Parlamento nelle scelte sull’Ucraina, è d’accordo?

Io credo che il Parlamento sia stato coinvolto: c’è stato un voto da parte di Camera e Senato sulla posizione italiana e sugli aiuti che stiamo fornendo all’Ucraina. Il dibattito, poi, c’è spesso e volentieri.

Continuando ad inviare armi non rischiamo però di favorire anziché impedire l’escalation militare? 

Non bisogna essere ipocriti: nel momento in cui inviamo armi è evidente che noi siamo cobelligeranti. Altrettanto evidente è che l’obiettivo deve essere la pace. Oggi bisogna fare tutti gli sforzi possibili sulla via diplomatica. Se non ci sarà un’escalation diplomatica, ce ne sarà una militare e dobbiamo scongiurare questa ipotesi.