Stipendi, scatta il taglio del cuneo fiscale: ecco a chi spettano aumenti in busta paga nel 2023

Stipendi, scatta il taglio del cuneo fiscale: ecco a chi spettano aumenti in busta paga nel 2023

La manovra fiscale del 2023 ha fissato il taglio del cuneo fiscale. Ecco per chi arriveranno gli aumenti in busta paga.

Il taglio del cuneo fiscale arriverà con l’arrivo del nuovo anno per chi ha un reddito fino a 1.923 euro mensili che avrà diritto a una riduzione dell’aliquota di tre punti percentuali: il beneficio lordo rispetto alla normativa precedente è 58 euro lordi. Per chi guadagna fino a 2.692 euro, invece, ci sarà un taglio di due punti già in vigore dal 2022 e arriva a un massimo di 54€ lordi. Stipendi più alti con il nuovo anno quindi secondo quanto deciso dall’ultima legge di bilancio.

Il taglio del cuneo fiscale nel 2023 viene confermato al 2% per i redditi fino a 35mila euro ed esteso al 3% per i redditi inferiori ai 25mila euro. In più per i dipendenti pubblici c’è il bonus dell’1,5% un aumento per compensare il mancato rinnovo dei contratti.

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Ecco quando arriveranno gli aumenti degli stipendi

La circolare dell’Inps di gennaio ha inviato le istruzioni per richiedere l’esonero contributivo di cui possono beneficiare tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati, ad esclusione dei rapporti di lavoro domestico. Sono inclusi i rapporti di apprendistato. Il taglio del cuneo fiscale sarà applicato per tutti i periodi di paga dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023. L’esonero sarà applicato concretamente sulla retribuzione lorda del lavoratore.

L’Inps ricorda che il diritto all’esonero è calcolato su base mensile: vuol dire che se in un certo periodo di paga si superano le soglie, il beneficio sarà ridotto (passando da tre a due punti) oppure scomparirà del tutto. Per i dipendenti pubblici l’aumento non verrà erogato immediatamente mentre per i privati si. L’obiettivo del governo è portare il taglio del cuneo fiscale fino a 5 punti dell’aliquota in modo strutturale. Inoltre, dovrà affrontare il tema della distribuzione del beneficio tra il lavoratore e il datore di lavoro (a carico del quale c’è normalmente un’aliquota contributiva del 23,81 per cento): l’obiettivo politico è riconoscere due terzi del taglio al dipendente e un terzo all’azienda.

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