Strage di Bologna, le motivazioni della sentenza

Strage di Bologna, le motivazioni della sentenza

“La figura di Bellini ne è conferma ed elemento costitutivo”, dichiara a processo la Corte di assise di Bologna.

Sono state numerose le motivazioni depositate sulla sentenza che ha condannato Paolo Bellini all’ergastolo in primo grado per la strage alla stazione di Bologna, dove il 2 agosto 1980 un attacco terroristico provocò 85 morti e 200 feriti. “Prove eclatanti contro Licio Gelli”, affermano i giudici della Corte di assise.

giudice imputato tribunale

Le motivazioni della sentenza

In ben 1714 pagine, l’ex presidente del tribunale di Bologna, Francesco Caruso, ha spiegato i motivi per cui lo scorso anno Paolo Bellini fu condannato. “Possiamo ritenere fondata l’idea, e la figura di Bellini ne è al contempo conferma ed elemento costitutivo, che all’attuazione della strage contribuirono in modi non definiti, ma di cui vi è precisa ed eclatante prova nel documento Bologna, Licio Gelli e il vertice di una sorta di servizio segreto occulto che vede in D’Amato la figura di riferimento in ambito atlantico ed europeo”.

Così dice la Corte di assise nel processo che parla anche di mandanti e finanziatori e del ruolo della P2. Quindi, ad indagini finite, si può dire che l’ipotesi sui mandanti “non è un’esigenza di tipo logico-investigativo, ma un punto fermo”. La strage di Bologna ha avuto dei ‘mandanti’ con precisi nomi e cognomi: Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, tutti deceduti.

Bellini al comando della strage

Paolo Bellini fece parte del commando che eseguì la strage del 2 agosto 1980, “con mansioni esecutive e di raccordo con gli altri concorrenti. Si deve necessariamente partire dalla constatazione della prova granitica della presenza di Bellini il 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, poiché egli fu ripreso in alcuni fotogrammi di un filmato amatoriale girato dal turista Harald Polzer, che si riferiscono ad un momento di pochi minuti successivo alla deflagrazione”, afferma Caruso.

Nell’istruttoria dibattimentale emerge un altro elemento fondamentale, che riguarda l’avvenuto riconoscimento dell’imputato in termini di certezza da parte di Maurizia Bonini, ex moglie di Paolo Bellini, all’udienza del 21 luglio 2021. La deposizione della donna segnerebbe infatti due punti decisivi.

Da un lato la donna ha demolito l’alibi che aveva scagionato Bellini, “affermando che la mattina del 2 agosto 1980 questi arrivò a Rimini non alle 9, ma molto più tardi, verso l’ora di pranzo”. Dall’altro, Maurizia ha riconosciuto l’ex marito nel filmato di Polzer, “girato alla stazione di Bologna la mattina del 2 agosto 1980, mentre camminava sul binario 1, subito dopo l’esplosione”, avvenuta alle 10.25.

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