Strage di Erba, i dubbi sulla colpevolezza di Rosa e Olindo 

Strage di Erba, i dubbi sulla colpevolezza di Rosa e Olindo 

Sono passati 11 anni dalla sentenza che vede colpevoli della strage di Erba Rosa e Olindo. Il racconto della vicenda.

Il fatto risale all’11 dicembre del 2006. Durante la strage di Erba, persero la vita quattro persone ed una fu ferita a morte. La procura ritenne Olindo Romani e Rosa Bazzi i responsabili della strage, e la Corte di Cassazione li condannò il 3 maggio 2011.  

Nonostante apparentemente il caso avesse trovato soluzione, alcune domande non avevano trovato risposta. Durante la vicenda accaduta l’11 dicembre del 2006, una colonna di fumo si alzò da Via Diaz 25, ad Erba, un paese in provincia di Como. 

Quando si sollevò la colonna di fumo, erano le otto e sei minuti di sera. Una volta giunti sul posto per domare le fiamme, i vigli del fuoco si resero subito conto del fatto che non si era trattato di un incidente domestico.  

Il ritrovamento dei cadaveri

Giunti sul primo piano del palazzo incendiato, trovarono il corpo di Mario Frigerio con la carotide recisa. L’uomo era in fin di vita, abbandonato sul pianerottolo, probabilmente da chi aveva tentato di ucciderlo e lo credeva morto. 

Continuando, i vigili trovarono ben altro più avanti: nell’appartamento di Raffaella Castagna e Azouz Marzouk trovarono nel corridoio il corpo di Raffaella, presa a sprangate e uccisa con un coltello. Più in là c’era il corpo di sua madre, Paola Galli, uccisa nel medesimo modo. 

Poi, nel soggiorno, appoggiato sul divano c’era il corpicino di Youssef Marzouk di appena due anni, seduto in una posizione innaturale e a braccia aperte. Nel piano di sopra c’era invece il cadavere di Valeria Cherubini, moglie di Mario.  

Inizialmente le indagini si concentrarono nei confronti del padre di Youssef Marzouk, un tunisino, che aveva però un alibi di ferro. Successivamente la procura accusò Rosa e Olindo. Dopo dieci mesi di indagini, il RIS ha dichiarato i risultati dell’investigazione.

“Nonostante i numerosi e reiterati sforzi analitici profusi, è possibile concludere che i profili genetici relativi alle vittime sono stati ottenuti unicamente da tracce e reperti acquisiti sulla scena del crimine (appartamento delle vittime e scale del condominio) mentre i profili genetici relativi agli indagati sono stati ottenuti da oggetti e tracce acquisiti nel loro appartamento o nelle autovetture di loro proprietà o nelle loro disponibilità”. Stando ai risultati dell’investigazione quindi, all’interno della palazzina di via Diaz non era stata rinvenuta alcuna traccia che presupponesse la colpevolezza di Rosa e Olindo.   

Rosa e Olindo, optarono per la confessione

Non potendosi permettere un avvocato, ai due colpevoli ne fu assegnato uno d’ufficio. Essendo analfabeti, i due si fecero guidare da quest’ultimo, che li convinse che la strategia migliore fosse la confessione. Secondo l’avvocato, i due “non avevano scampo”.

Ma Rosa non aveva intenzione di confessare un atto che non aveva commesso, anche perché durante il processo, non era in grado di ricostruire i fatti. Così, fu suo marito a ricostruire la vicenda come meglio poteva, e Rosa, non essendo in grado di raccontare la dinamica degli omicidi, si limitò a confessare la versione del marito in toto.

Ma ancora oggi, dalle carceri di Opera e Bollate, Rosa e Olindo continuano a proclamare la loro innocenza. Ormai da anni i loro avvocati continuano a portare avanti la battaglia per dimostrare la loro innocenza, facendo leva su imprecisioni e incongruenze sui risultati dell’investigazione.

Puntano soprattutto all’assenza di tracce degli assassini sul luogo del delitto, e sulla testimonianza fatta in un secondo momento da Mario Frigerio. Quest’ultimo, mentre si trovava ricoverato in un ospedale, più volte aveva dichiarato che i colpevoli non erano Rosa e Olindo. Nonostante queste affermazioni, lo stesso Frigerio, deceduto nel 2014, durante il processo aveva più volte indicato Olindo Romano come assassino. 

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