Strage di Erba: per il procuratore di Como il caso non si deve riaprire

Strage di Erba: per il procuratore di Como il caso non si deve riaprire

Sulla Strage di Erba, Procura di Como: “Nessuna perplessità sulla responsabilità di Rosa Bazzi e Olindo Romano”.

Dopo 16 anni dalla Strage di Erba, che ha visto la condanna di Olindo Romano e Rosa Bazzi per l’omicidio di quattro persone nella palazzina di Via Diaz, il caso rischia di essere riaperto. La Procura di Milano parla di un “errore giudiziario” che potrebbe far ritrattare sulla colpevolezza dei due coniugi, ma il procuratore di Como si batte per le prove raccolte fino ad oggi.

Olindo Romano e Rosa Bazzi

La strage di Erba

A causa di un “errore giudiziario”, il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Tarfusser ha chiesto di riaprire il caso del processo che vede Olindo Romano e Rosa Bazzi accusati di omicidio. L’11 dicembre del 2006, in soli 22 minuti furono uccise quattro persone nella palazzina di via Diaz a Erba, in provincia di Como.

Si trattava di Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk di 2 anni, la nonna Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini: un massacro legato a questioni di vicinato. Mario Frigerio, marito di Cherubini, resta invece l’unico testimone oculare della strage di Erba. Anche grazie alle sue dichiarazione, i due coniugi sono stati condannati all’ergastolo il 3 maggio 2011.

“Nessuna perplessità”

Il procuratore di Como Massimo Astori però, respinge le accuse mosse al suo ufficio nel corso delle indagini sulla strage di Erba. “La responsabilità di Rosa Bazzi e Olindo Romano è stata affermata nei tre gradi di giudizio. I giudici hanno espresso valutazioni ampiamente positive delle prove raccolte dalla pubblica accusa e accolte integralmente nei tre gradi di giudizio”, scrive in una nota.

Le “corpose sentenze” raccolte in questi 16 anni infatti, “non lasciano spazio a perplessità”. Sono stati proprio i giudici ad affermare la correttezza di magistrati e investigatori, e che sono state raccolte “prove incontestabili” e non solo le confessioni.

Oltre ai tre gradi di giudizio, inoltre, dal 2015 sono seguite numerose altre pronunce sulle istanze di nuove indagini o di revisione del processo, tutte respinte. “Le confessioni sono state dettagliate sino alla descrizione di ogni minimo e più atroce particolare e accompagnate a ulteriori prove emerse”, dichiara la Procura di Como.

Astori contesta anche espressioni del Pg come ‘uso pesante di fonti di prova come grimaldelli per convincere i fermati a confessare’ e ‘manipolazioni da parte dei Carabinieri’. Queste espressioni “contengono accuse di condotte abusive e illegittime, se non veri e propri reati, a carico di magistrati, senza giustificazione alcuna”.

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