Strage di Erba, un caso senza fine: “Ci risiamo”

Strage di Erba, un caso senza fine: “Ci risiamo”

Possibile riapertura del caso della strage di Erba, le famiglie delle vittime: “Siamo indignati per chi li definisce innocenti”.

Con amarezza, alcuni familiari delle vittime commentano la possibile riapertura del caso sulla strage di Erba, chiesta dalla difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi. I due coniugi, condannati all’ergastolo, sarebbero stati definiti “innocenti” anche dal Procuratore Generale di Milano.

bilancia giustizia tribunale

I nuovi elementi presentati dalla difesa hanno portato il pg di Milano a presentare una relazione per l’eventuale riapertura della strage compiuta nel 2006 da Olindo Romano e Rosa Bazzi, per i quali ci potrebbe essere una revisione del processo. Secondo il procuratore, la condanna dei due sarebbe figlia di gravi errori processuali.

“Un sistema che vende torbide menzogne”

Rosa e Olindo sono stati condannati in via definitiva dalla Cassazione nel 2010 per l’omicidio di Raffaella Castagna, suo figlio Youssef Marzouk di 2 anni, la nonna Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini: un omicidio legato a questioni di vicinato.

A parlare sui social sono i fratelli Pietro e Beppe Castagna: “Noi non diremo nulla. Non parleremo più con giornali o altro. Il nostro pensiero rimane quello espresso alcuni anni fa”, introducono nel lungo post che continua: “Abbiamo vissuto anni di processi, visto decine di periti, ascoltato centinaia di ore di dibattiti, non dieci minuti di trasmissione ma davanti a una corte di primo grado a Como, di secondo grado a Milano, una corte di cassazione a Roma in anni di processo, tre gradi di giudizio davanti a 26 giudici, davanti a noi parenti delle vittime, non davanti ad una telecamera, non davanti a quel perverso meccanismo che deve solo ‘vendere’ non verità, ma torbide menzogne, menzogne tanto vigliacche che insinuano”.

I fratelli parlano con dolore attraverso il loro dolore, costretti a dover ascoltare chi definisce i due assassini come persone innocenti. “Sopravvivere, da anni, a questo meccanismo non solo è difficile, ma profondamente ingiusto”, dichiarano spiegando che “ora, non sta a noi, né difendere la procura né gli inquirenti né il loro operato, consentiteci di difendere però la verità, che per noi è solo una, consentiteci di essere indignati e increduli nel sentire gente che definisce i colpevoli come innocenti vittime di una giustizia sommaria e faziosa, definiti addirittura come ‘un gigante buono e una gracile signora’”.

“Questo gigante buono e questa gracile signora hanno ucciso brutalmente nostra madre, nostra sorella, nostro nipotino, la signora Valeria, hanno tentato di uccidere il signor Mario, spezzando pochi anni dopo la sua vita e la vita di nostro padre, facendo vivere a me e a Beppe, a Elena e Andrea Frigerio un incubo continuo” continua il post su facebook, che conclude: “La superficialità è meno faticosa del pensiero consapevole e chi sfrutta questa debolezza di molti solo per fare audience o per crearsi carriere o visibilità, è un vigliacco”, conclude il post.

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